Nell’Ordine dei Servi di
Maria, per rappresentare il beato Gioacchino da Siena (1258ca – 1305) ci si
concentra nel riportare scene della sua vita, in particolare il prodigio del
cero sospeso, oppure si usa raffigurarlo insieme all’altro beato senese, Francesco
Patrizi. Inoltre, dal secolo XVII sembra prendere piede l’abitudine di raffigurare
Gioacchino con una fiammella sul capo. Risulta invece più difficile trovare
scene di miracoli operati dal beato dopo la sua morte.
A tal proposito vogliamo fermare
la nostra attenzione riguardo ad una pittura presente nella cappella del
Capitolo del Convento della SS. Annunziata di Firenze. Si tratta si un
medaglione affrescato a muro da Matteo Bonechi nell’ambito dei lavori di
restauro della cappella nel 1722 [1].
Diamo un occhiata al medaglione
che raffigura il beato Gioacchino da Siena. Per chi entra nella cappella,
questo medaglione si trova sulla parete destra ed è il più vicino all’altare.
Purtroppo di questa serie di raffigurazioni risulta quello più rovinato:
l’immagine risulta piuttosto sbiadita, la scritta sul cartiglio quasi
illeggibile. Fortunatamente ci viene in aiuto il Tonini e la sua Guida
Storico-Descrittiva nel Santuario della SS. Annunziata (1876) è scopriamo
qual’è il testo della scritta: “B.
Ioachinus Piccolomineus Puerum in Lacuna Soffocatum Revocavit ad Vitam”.
L’episodio riportato trae
spunto da uno dei miracoli ottenuti per intercessione del beato Gioacchino,
narrati nella sua Legenda [2]. Leggiamo così al
punto 31: nel territorio di Siena ”…un
bambino di sei anni, che voleva raccogliere dei fiori sopra una fossa d'acqua,
sporgendosi troppo, come fanno i bambini, cadde nella fossa. E non potendosi
aiutare, andò a finire in fondo all'acqua e lì rimase per un'ora buona. La
madre del fanciullo passò di lì e si stupì di vedere l'acqua insolitamente
torbida. Rimase a guardare per un po' di tempo, quand'ecco l'acqua, come
succede quando qualcuno vi annega, fece emergere un bambino. Vide che era suo
figlio e diede un grande urlo. Il padre del bambino, che stava lavorando
nell'orto, accorse, tirò fuori il figlio che da tutti fu ritenuto morto”.
Notiamo
come il Bonechi ricalchi l’episodio nella sua raffigurazione: il bambino,
appena tirato fuori dall’acqua, è esamine; la madre disperata lo tiene per le
braccia portandolo verso di sé; vediamo il padre, esausto per la fatica e con
lo sguardo stravolto per quanto sta accadendo, che si appoggia ad un masso.
Sembra proprio che non ci sia niente da fare, il bambino appare morto…
Eppure,
i due genitori non vogliono arrendersi all’evidenza e compiono un gesto
significativo. Continua la Legenda, “… Allora
egli (il padre) con sua moglie lo offrì al beato Gioacchino”. Bisogna
dire che prima di questo episodio altri genitori avevano pregato il beato per
ottenere grazie per i propri figli ed erano stati esauditi [3]. Notiamo quindi come la madre volga lo sguardo
verso la parte superiore del tondo dove dal cielo appare il beato Gioacchino.
Il Bonechi lo raffigura con un braccio alzato e una fiamma sul capo. Le
preghiere dei due genitori sono state ascoltate: “…Per più di un'ora il
bambino rimase senza respiro e vita. Incominciò poi a muovere un po' la testa
e, messo a terra dal padre con la testa in giù, rimise molta acqua e quel
giorno ricuperò la salute di prima.”
Questo particolare prodigio e
altre grazie che videro beneficiati dei bambini possono aver contribuito a
sviluppare un’usanza nella città di Siena: quella di portarli all’altare del
beato per ottenerne la benedizione. Questa particolare benedizione doveva
proteggere i più piccoli da ogni male e in particolare, dal mal caduco o
epilessia, contro la quale il beato Gioacchino è particolarmente invocato.
Ottenuta
la grazia i genitori del fanciullo compiono un ultima azione, un gesto di
grande significato: “…Allora il padre e la madre portarono il bambino al
convento dei frati e resero grazie al beato Gioacchino”. Un gesto che altri
genitori hanno seguito per lungo tempo…
fra
Emanuele M. Cattarossi
albatrosm2013@gmail.com
[1] Edificata nel 1384, la cappella
era sotto il patronato della famiglia Macinghi. Nel 1722, per volere del p.
Pier Antonio Rossi, la
Cappella venne riammodernata su disegno di Gioacchino Fortini
(1670-1736) e ridenominata Cappella del Capitolo, dal momento che in essa i
frati tenevano i loro capitoli comunitari. Decorazioni e affreschi sono opera
degli artisti Antonio Puglieschi (1660-1732) e Matteo Bonechi (1669-1756).
Proprio al Bonechi appartengono la serie di otto medaglioni a tempera che
decorano le pareti laterali della Cappella. Ognuno di questi medaglioni
raffigura un particolare beato dell’Ordine dei Servi e un prodigio operato da
questi. Cfr. Il Santuario della
Santissima Annunziata di Firenze. Guida Storico-Illustrativa…, Firenze,
1876, pp. 242-249.
[2] La Vita
ac Legenda Ioachimi Senensis Ordinis fratrum servorum Mariae Virginis è di autore ignoto. Per la sua redazione
vengono offerti due riferimenti cronologici al 1325 o al periodo 1330-1335.
Edizioni del testo originale sono apparse in: P.
M. Soulier in Analecta Bollandiana
XII (1894), pp. 383-397, riprendendolo da una copia redatta da Callisto Palombella
nel sec. XVIII; P. M. Soulier in Monumenta OSM V, pp. 7-18, sul
manoscritto del Vaticano. Per una traduzione in
lingua italiana: F. M. Fioretto e E. M. Bedont per Studi Storici OSM 8 (1957-58), pp. 164-170 poi ripresa in Due beati senesi: legende trecentesche dei
beati Gioacchino e Francesco (Panis Servorum 7), Vicenza 1965, pp.
9-20; Piergiorgio M. Di Domenico per Fonti
storico-spirituali OSM I, pp. 312-332.
[3] Si veda la Legenda del Beato Gioacchino nn. 24.27.
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