domenica 2 febbraio 2014

Il Beato Gioacchino e i bambini [Schede per l'iconografia del santorale OSM]




Nell’Ordine dei Servi di Maria, per rappresentare il beato Gioacchino da Siena (1258ca – 1305) ci si concentra nel riportare scene della sua vita, in particolare il prodigio del cero sospeso, oppure si usa raffigurarlo insieme all’altro beato senese, Francesco Patrizi. Inoltre, dal secolo XVII sembra prendere piede l’abitudine di raffigurare Gioacchino con una fiammella sul capo. Risulta invece più difficile trovare scene di miracoli operati dal beato dopo la sua morte.
A tal proposito vogliamo fermare la nostra attenzione riguardo ad una pittura presente nella cappella del Capitolo del Convento della SS. Annunziata di Firenze. Si tratta si un medaglione affrescato a muro da Matteo Bonechi nell’ambito dei lavori di restauro della cappella nel 1722 [1].
Diamo un occhiata al medaglione che raffigura il beato Gioacchino da Siena. Per chi entra nella cappella, questo medaglione si trova sulla parete destra ed è il più vicino all’altare. Purtroppo di questa serie di raffigurazioni risulta quello più rovinato: l’immagine risulta piuttosto sbiadita, la scritta sul cartiglio quasi illeggibile. Fortunatamente ci viene in aiuto il Tonini e la sua Guida Storico-Descrittiva nel Santuario della SS. Annunziata (1876) è scopriamo qual’è il testo della scritta: “B. Ioachinus Piccolomineus Puerum in Lacuna Soffocatum Revocavit ad Vitam”.
L’episodio riportato trae spunto da uno dei miracoli ottenuti per intercessione del beato Gioacchino, narrati nella sua Legenda [2]. Leggiamo così al punto 31: nel territorio di Siena ”…un bambino di sei anni, che voleva raccogliere dei fiori sopra una fossa d'acqua, sporgendosi troppo, come fanno i bambini, cadde nella fossa. E non potendosi aiutare, andò a finire in fondo all'acqua e lì rimase per un'ora buona. La madre del fanciullo passò di lì e si stupì di vedere l'acqua insolitamente torbida. Rimase a guardare per un po' di tempo, quand'ecco l'acqua, come succede quando qualcuno vi annega, fece emergere un bambino. Vide che era suo figlio e diede un grande urlo. Il padre del bambino, che stava lavorando nell'orto, accorse, tirò fuori il figlio che da tutti fu ritenuto morto”.
Notiamo come il Bonechi ricalchi l’episodio nella sua raffigurazione: il bambino, appena tirato fuori dall’acqua, è esamine; la madre disperata lo tiene per le braccia portandolo verso di sé; vediamo il padre, esausto per la fatica e con lo sguardo stravolto per quanto sta accadendo, che si appoggia ad un masso. Sembra proprio che non ci sia niente da fare, il bambino appare morto…
Eppure, i due genitori non vogliono arrendersi all’evidenza e compiono un gesto significativo. Continua la Legenda, “… Allora egli (il padre) con sua moglie lo offrì al beato Gioacchino”. Bisogna dire che prima di questo episodio altri genitori avevano pregato il beato per ottenere grazie per i propri figli ed erano stati esauditi [3].  Notiamo quindi come la madre volga lo sguardo verso la parte superiore del tondo dove dal cielo appare il beato Gioacchino. Il Bonechi lo raffigura con un braccio alzato e una fiamma sul capo. Le preghiere dei due genitori sono state ascoltate: “…Per più di un'ora il bambino rimase senza respiro e vita. Incominciò poi a muovere un po' la testa e, messo a terra dal padre con la testa in giù, rimise molta acqua e quel giorno ricuperò la salute di prima.”
Questo particolare prodigio e altre grazie che videro beneficiati dei bambini possono aver contribuito a sviluppare un’usanza nella città di Siena: quella di portarli all’altare del beato per ottenerne la benedizione. Questa particolare benedizione doveva proteggere i più piccoli da ogni male e in particolare, dal mal caduco o epilessia, contro la quale il beato Gioacchino è particolarmente invocato.
Ottenuta la grazia i genitori del fanciullo compiono un ultima azione, un gesto di grande significato: “…Allora il padre e la madre portarono il bambino al convento dei frati e resero grazie al beato Gioacchino”. Un gesto che altri genitori hanno seguito per lungo tempo…


fra Emanuele M. Cattarossi
albatrosm2013@gmail.com


[1] Edificata nel 1384, la cappella era sotto il patronato della famiglia Macinghi. Nel 1722, per volere del p. Pier Antonio Rossi, la Cappella venne riammodernata su disegno di Gioacchino Fortini (1670-1736) e ridenominata Cappella del Capitolo, dal momento che in essa i frati tenevano i loro capitoli comunitari. Decorazioni e affreschi sono opera degli artisti Antonio Puglieschi (1660-1732) e Matteo Bonechi (1669-1756). Proprio al Bonechi appartengono la serie di otto medaglioni a tempera che decorano le pareti laterali della Cappella. Ognuno di questi medaglioni raffigura un particolare beato dell’Ordine dei Servi e un prodigio operato da questi. Cfr. Il Santuario della Santissima Annunziata di Firenze. Guida Storico-Illustrativa…, Firenze, 1876, pp. 242-249.
[2] La Vita ac Legenda Ioachimi Senensis Ordinis fratrum servorum Mariae Virginis è di autore ignoto. Per la sua redazione vengono offerti due riferimenti cronologici al 1325 o al periodo 1330-1335. Edizioni del testo originale sono apparse in: P. M. Soulier in Analecta Bollandiana XII (1894), pp. 383-397, riprendendolo da una copia redatta da Callisto Palombella nel sec. XVIII; P. M. Soulier in Monumenta OSM V, pp. 7-18, sul manoscritto del Vaticano. Per una traduzione in lingua italiana: F. M. Fioretto e E. M. Bedont per Studi Storici OSM 8 (1957-58), pp. 164-170 poi ripresa in Due beati senesi: legende trecentesche dei beati Gioacchino e Francesco (Panis Servorum 7), Vicenza 1965, pp. 9-20; Piergiorgio M. Di Domenico per Fonti storico-spirituali OSM I, pp. 312-332.
[3] Si veda la Legenda del Beato Gioacchino nn. 24.27.

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