Spesso e volentieri
pubblicazioni dell’Ordine dei Servi di Maria, libri, depliant, carte intestate,
inviti, auguri, bollettini, ne riportano in qualche parte lo “Stemma”: una S e
una M intrecciate, sormontate da una corona con un giglio che termina con tre,
cinque o sette fiori. Si tratta della maniera più classica di rappresentare lo
stemma dell’Ordine dei Servi che tuttavia possiede anche diverse
raffigurazioni, molte prodotte negli ultimi anni.
Eppure
nonostante l’abbondante produzione grafica, manca uno studio storico e
iconografico dedicato allo Stemma dell’Ordine, che ne ricerchi le origini e le
studi le tipologie. Le poche informazioni storiche sono opera del p. Alessio M.
Rossi (+1968) che nel suo Manuale di
Storia dell’Ordine dei Servi di Maria (1956) dedicava tre pagine ad una
rapida panoramica sull’evoluzione delle Insigna
ordinis cioè dello Stemma dei Servi di Maria [1].
Vogliamo pertanto fornire in merito una serie di schede utili per impostare e
proseguire la ricerca.
Nell’Ordine
dei Servi di Maria, occorre individuare il primo stemma nell’immagine della Madonna
habentis Filium in Brachio [2],
come risulta da un timbro dell’Ordine, descritto due volte dal notaio in due
atti pubblici datati 7 luglio 1255,
a Città di Castello [3].
In questo
atto, si descrive come fra Ristoro, priore del convento di Città di Castello,
presentandosi con altri due confratelli a Rinaldo, canonico di Città di
Castello e vicario del vescovo Pietro, per ottenere il permesso di edificare
chiesa e convento fuori di Borgo Sansepolcro, mostri il sigillo del suo priore
maggiore, ricevuto in luogo dell’elezione.
Questo sigillo porta
impressa l’immagine della beata Maria Vergine con il Figlio in braccio, e nell’intorno le lettere: sigillum fratrum serv. b. m. v. loci montis
sonai.
Non reca
stupore l’utilizzo per il sigillo del priore generale del tema della Madonna
con il Figlio in Braccio, ossia di una Madonna di Maestà, in quanto questa immagine
è anche tra le prime venerabili icone presenti nelle chiese dei Servi di Maria.
Infatti pochi anni più tardi la descrizione del sigillo esibito a Città di
Castello, nelle chiese dei Servi a Siena (1261) e a Orvieto (1267) compaiono
due Madonne di Maestà dipinte da Coppo di Marcovaldo che recano la stessa
immagine.
Si conoscono
poi i sigilli di altri due priori generali. In un atto del 1289, visto nel
convento di Montepulciano da fra Arcangelo Giani (+ 1623), annalista
dell’Ordine, il notaio descrivava il sigillo del priore generale fra Lottaringo
da Firenze (+ 1300/1305) impresso nelle lettere patenti, dalle quali risultava
la validità del priorato locale di fra Bonaventura da Pistoia, indicando come
pendente dalla lettera un sigillo con l’immagine della beata Maria col Figlio
in braccio e un frate nella parte inferiore con la scritta intorno: sigillum prioris g.lis fratrum servorum s.
mariae [4].
Notiamo che il
sigillo si è specificato nel tempo, in quanto ai piedi della Vergine compare la
figura di un frate inginocchiato.
Similmente in
un atto datato 21 settembre 1308, il notaio Giovanni di Bonaventura da Firenze,
dopo aver riferito il testo delle lettere inviate da fra Andrea da Borgo
Sansepolcro (+ 1314), priore generale, descrive un sigillo oblungo dove vi era
scolpita l’immagine della beata vergine Maria seduta in trono col Figlio in
braccio posta in un tabernacolo e nella parte inferiore l’immagine di un frate
in ginocchio e con le mani alzate e tutt’intorno la scritta: s. prioris generalis fratrum servorum sancte
marie [5]. Anche qui notiamo un
ulteriore specifica nel sigillo: il frate inginocchiato questa volta appare a
mani alzate in atteggiamento di supplica.
Purtroppo dei sigilli
sopradetti ci è arrivata solo la descrizione. Tuttavia il tema della Madonna
con il Figlio in braccio rimane per lungo tempo come sigillo solenne del priore
generale, per gli atti più importanti [6]. Si
possono allora analizzare alcune caratteristiche da un sigillo del priore
generale dell’Ordine dei Servi, fra Taddeo Tancredi (+ 1514), ricavato da un lettera
del 28 gennaio 1501. In
questo sigillo la Vergine
incoronata è seduta su un trono e tiene il Bambino in piedi sul ginocchio
sinistro. Entrambi sono collocati dentro un finissimo tabernacolo, al di sotto
del quale si nota un fraticello, con volto sollevato e mani giunte verso
l’immagine. Tutto intorno si nota la scritta: s.
prioris generalis frm servorum sancte marie [7].
Nel tempo il
sigillo del priore generale si limita allo stemma dei Servi composto dalla S e
dalla M sormontati dalla corona con il giglio a sette fiori. In tempi più recenti,
il priore generale recupera nel suo sigillo l’utilizzo della Vergine. Abbiamo
così un sigillo con una stilizzazione della Madonna del Manto che copre un
gruppo di frati con intorno la scritta: prior
generalis ord. fratr. servorum mariae. Il tema dei sigilli antichi dei
priori generali dell’Ordine dei Servi è stato invece ripreso come suo stemma
dalla Pontificia Facoltà Teologica «Marianum»
ricalcando il sigillo di Taddeo Tancredi e aggiungendovi la scritta: sigillum facultatis theologicae “marianum” ord.
serv. mariae.
fra
Emanuele M. Cattarossi
albatrosm2013@gmail.com
[1] A.M. Rossi, Manuale di
Storia dell’Ordine dei Servi di Maria, Roma 1956, pp. 367-369.
[2] Cfr. Fonti Storico-Spirituali dei Servi di S. Maria vol. I, Vicenza
1998, pp. 95-96.
[3] Testo completo in P. M. Soulier, Chartularium Ordinis Servorum s. Mariae tempore sanctorum Fundatorum et
sancti Philippi 1233-1285 in Monumenta Ordinis Servorum, t. XVI,
Montmorency-Wetteren 1916, pp. 209-211; regesto e documentazione in F. A.
Dal Pino, I Frati Servi di s.
Maria dalle origini all’approvazione (1233ca-1304), Lovanio 1972, I, p.
884; II, pp. 216-217; regesto in Fonti
Storico-Spirituali… cit., I, p. 27 (n. 12)
[4] Cfr. A. M. Dal Pino, Madonna Santa Maria e l’Ordine dei suoi Servi nel I secolo di storia
(1233-1317ca) in Studi Storici OSM
17 (1967), p. 36
[5] Cfr. ibidem…, pp. 36-37.
[6] Per interessanti
indicazioni riguardo ai sigilli dei priori generali conosciuti cfr. ibidem…, pp. 38-40.
[7] Roma, AGOSM, Diplomatico, cm 8x5. Cfr. ibidem…, p.
39.
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