mercoledì 24 febbraio 2016

Asterischi. Firenze, Restauro de "La Resurrezione" (1598) di Domenico Cresti detti "Il Passignano" (1559-1638)



"La Resurrezione" restuarata
 Il giorno 24 febbraio 2016, presso la Cappella dei Pittori della Santissima Annunziata di Firenze, è stato presentato il restauro del dipinto “La Resurrezione” (1598) di Domenico Cresti detto “il Passignano” (1559-1638). Tale intervento s’inquadra nell’ambito dei lavori di recupero e restauro della Cappella della Madonna del Soccorso, altrimenti conosciuta come “del Giambologna”, promossi a cura degli Amici della Santissima Annunziata ONLUS Firenze.
Il recupero dell’opera del Passignano si è resa possibile a seguito della segnalazione della Basilica della Santissima all’interno della sesta edizione de “I Luoghi del Cuore” (2012), il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare promosso dal FAI – Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Le quasi tremila firme raccolte hanno costituito un importante risultato, reso possibile anche grazie all’impegno della Delegazione FAI di Firenze e dei suoi volontari, che ha permesso al bene, particolarmente caro ai cittadini, di accedere alle Linee Guida per la Definizione degli Interventi 2013 lanciate dalla Fondazione in collaborazione con il MiBACT – Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Conseguentemente l’associazione Amici della Santissima Annunziata ONLUS ha così potuto presentare una richiesta di intervento a favore del dipinto del Passignano, beneficiando così di un importante contributo stanziato dal FAI e da Intesa Sanpaolo.
Il restauro è stato realizzato dalla ditta Lo Studiolo snc per il Consorzio C.E.R., sotto l’Alta Sorveglianza e Direzione scientifica al restauro della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Firenze, Prato, Pistoia e sotto la Direzione tecnica del Comune di Firenze, che ha in gestione l’intero complesso, attraverso il Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio, Chiese e Conventi.
Un momento della presentazione del Restuaro
Trasferito inizialmente dalla sua collocazione originaria, lato destro della Cappella della Madonna del Soccorso, il dipinto è stato posto in un locale del Convento della SS. Annunziata adibito a laboratorio. Una mirata campagna diagnostica ha potuto definire la tecnica esecutiva del dipinto, valutare le problematiche conservative dell’opera e definire le metodologie d’intervento. Il restauro, articolato tra pulitura, consolidamento strutturale della tela, adesione della pellicola pittorica e integrazione delle lacune, ha permesso con una calibrata verniciatura finale il recupero della piena leggibilità dell’opera.
Alla presentazione, aperta da un filmato del FAI sul restauro dell’opera, hanno fatto seguito gli interventi di p. Sergio M. Ziliani, priore provinciale della Provincia SS. Annunziata OSM e presidente dell’Associazione Amici della Santissima Annunziata ONLUS; Tommaso Sacchi, Capo segreteria assessorato alla Cultura del Comune di Firenze; Alessandro Mariano, Soprintendente BEAP per le province di Firenze-Prato-Pistoia; Sibilla della Gherardesca, presidente regionale FAI Toscana; Giudo De Vecchi, Vice Direttore Generale di Banca CR Firenze, Gruppo Intesa Sanpaolo; Ilaria Ciseri, Funzionario di zona Soprintendenza BEAP province di Firenze-Prato-Pistoia.
Intervento del p. Sergio M. Ziliani 
In particolare, l’ottima riuscita del restauro ha provocato in tutti gli interventi positivi apprezzamenti: «Ammirando il dipinto dopo il lungo restauro reso possibile grazie al contributo “I Luoghi del Cuore” mi sono rallegrata – commenta Sibilla della Gherardesca, Presidente Regionale FAI Toscana - Ho avvertito un moto di grande emozione nel vedere di nuovo risplendere i bellissimi colori che erano stati mortificati per secoli dall’alone di nerofumo delle candele e nell’ammirare tutti i particolari che prima erano impossibili da notare. Un tesoro prezioso per i fiorentini, che è potuto rinascere grazie al progetto del FAI e all’amore dei cittadini e che, finalmente disvelato, riserverà meravigliose e appaganti sorprese». Apprezzamento condiviso e rilanciato da Guido De Vecchi, vice Direttore Generale di Banca CR Firenze (Gruppo Intesa Sanpaolo) «La collaborazione con il FAI vede dal 2004 l’attivo sostegno del gruppo Intesa Sanpaolo nel promuovere il recupero dei luoghi che i cittadini hanno più a cuore - ha spiegato Guido de Vecchi, Vice Direttore Generale di Banca CR Firenze (gruppo Intesa Sanpaolo) - Con “La Resurrezione” continua anche quest’anno la restituzione, a Firenze e ai fiorentini, di un’opera d’arte legata alla storia della città. Siamo davvero orgogliosi di aver potuto contribuire al restauro di un tale capolavoro, finalmente rinato».
Un vivo ringraziamento per la collaborazione a più livelli che ha permesso l’ottimo riuscita del restauro e insieme la speranza di continuare un cammino così felicemente intrapreso è stato espresso da p. Sergio M. Ziliani, presidente degli Amici della Santissima Annunziata ONLUS: «La Santissima Annunziata di Firenze è il cuore della città e rappresenta un centro importante per le tante persone che qui passano per pregare o anche solo per ammirarne la bellezza – sottolinea Padre Sergio Ziliani, Presidente degli Amici della Santissima Annunziata Onlus - Siamo onorati di avere avuto al nostro fianco il Fondo Ambiente Italiano e Intesa Sanpaolo nella campagna di restauro della Cappella del Giambologna e ci auguriamo che questo possa essere l’inizio di un bel cammino insieme. Ringraziamo i tanti volontari della Delegazione FAI di Firenze che con la loro tenacia hanno raccolto le firme, permettendoci di partecipare con il progetto di restauro del dipinto del Passignano al bando per l’assegnazione dei contributi “I Luoghi del Cuore”».
Merita ampliare il discorso sul restauro de “La Risurrezione” eseguito dalla ditta Lo Studiolo snc. Eseguito probabilmente tra 1595 e 1598 il dipinto rappresenta un tipico esempio delle influenze del “cromatismo veneto” che il Passignano espresse nella sua vasta produzione, frutto dell’apprendimento stilistico avvenuto durante il suo soggiorno veneto fra il 1582 e il 1589 insieme allo Zuccari, suo maestro.
La prima operazione di restauro è stata quella di consolidare la tela, per garantirne ancora la funzione di supporto al colore originale, escludendo quindi l’adesione di una seconda tela di rinforzo sul retro del dipinto. Quest'operazione si è svolta con l’ausilio della tecnica del sottovuoto: dopo aver collocato la tela in un apposito sacco chiuso in nylon ed eseguita l’aspirazione dell’aria, il consolidante precedentemente applicato dal retro del dipinto è potuto penetrare attraverso il tessuto, consolidandone la trama. Con questa fase sono state eliminate le ondulazioni e le deformazioni del dipinto, riportando la tela a una buona planarità. I numerosi fori perimetrali e una bruciatura di candela, presenti sulla tela, sono stati risanati inserendo delle toppe di tela antica, incollandone i profili al tessuto originale con l’ausilio di lenti d’ingrandimento e una colla specifica reversibile.
Dopo il recupero dell’integrità strutturale del dipinto, ottenuto con il restauro conservativo, e dopo averlo dotato di nuovi margini perimetrali realizzati con tela nuova, incollata con collante sintetico reversibile per consentirne il tensionamento, il dipinto è stato rimontato su un nuovo telaio in legno a espansione. Con l’esecuzione dei test di solubilità si sono scelti i solventi appropriati per rimuovere le sostanze improprie depositate sul colore originale. Con la pulitura della superficie dipinta ha avuto inizio il restauro estetico: sono state rimosse la polvere, il forte deposito di nerofumo dovuto alle candele accese in passato vicino all’opera; inoltre sono state rimosse le vernici e le patine fortemente ingiallite, dovute a vecchi consolidamenti del colore, che alteravano la visione della raffigurazione e dei colori del dipinto.
Particolari di notevole importanza sono emersi tramite indagini diagnostiche non invasive (riflettografia falso colore e bianco-nero, riprese ultravioletti e radiografia). In questa fase venivano individuati sulla superficie dipinta alcuni brani di pittura (due teste di cherubini ai lati del Cristo e una stesura grigio-azzurra sullo sfondo in alto a destra), eseguiti forse alla fine dell’Ottocento, differenti dalla tecnica pittorica originale: evidentemente quelle aggiunte dovevano mascherare i pentimenti leggibili sullo sfondo. Le indagini hanno dunque rivelato tutti i ripensamenti dell’autore che già parzialmente s’intravedevano durante la pulitura, oltre a fornire indicazioni sulla natura della tecnica pittorica originale.
Terminata la pulitura, si è provveduto alla stuccatura delle lacune di colore, quindi levigati gli eccessi, le stuccature sono state integrate cromaticamente con basi tonali a tempera e dopo la verniciatura a pennello a più riprese per uniformare e migliorare l’intensità tonale dei colori originali, il ritocco pittorico è stato condotto con colori a vernice. Con quest’ultimo intervento oltre al recupero delle lacune, sono state recuperate aree di svelatura e consunzione del colore originale in modo da “ritessere” la superficie dipinta e contribuire alla completa lettura dell’opera. Il restauro è terminato con una nebulizzazione di vernice trasparente funzionale a uniformare le integrazioni cromatiche e alcuni assorbimenti, e “ammorbidire” la brillantezza finale del dipinto senza ostacolare la perfetta visione dei colori.   
Il restauro ha così potuto svelare un bell’esempio di pittura fiorentina di fine cinquecento, dove la definizione più pertinente di “colorismo veneto unito al disegno toscano”, trova la sua cifra espressiva più adatta per capire lo stile del Passignano. Il disegno toscano d’impostazione manierista si coglie in tutte le figure principali: nel corpo apparentemente lieve del Cristo proiettato nel cielo, nei due angeli ai lati, nel dinamismo e nella plasticità delle figure dei soldati in primo piano. La pulitura ha fatto emergere a pieno la forza rappresentativa di una scena drammatica, quasi cruenta, che si consuma ai piedi del Cristo Risorto. L’intensità del colore è da subito espressa dalla forza dei rossi, dei gialli, dei verdi, che si distillano da un fondo scuro, quasi monocromo. Questi elementi dello stile del Passignano poi, si fondono nella tecnica utilizzata per la stesura del colore, caratterizzata da pennellate corpose, spezzate, ma anche da intrecci sfumati che dissimulano la linea dei contorni.
Il recupero della lettura dell’opera, a seguito della pulitura ha fatto emergere una novità inaspettata: sono apparsi numerosi ripensamenti, cambi d’impostazione figurativa; sotto le patine e le vernici offuscate nessuno avrebbe mai immaginato, questa apparente incertezza. Sotto le campiture più chiare, sullo sfondo del cielo, appaiono in trasparenza altri angeli e cherubini. Il Cristo in una prima idea avrebbe dovuto essere più simmetrico, con il braccio destro sollevato come il sinistro, e le due gambe appaiate in avanti; la figura avrebbe dovuto fermarsi, librata nel cielo. Durante il lavoro è emersa chiara l’idea finale: Cristo proiettato verso l’alto, quasi a volersi stagliare fuori dal dipinto; cosi in tutta la scena raffigurata: da un punto ideale del quadro, i movimenti delle figure appaiono dilatarsi, dal centro verso l’esterno, dal fondo scuro della tela, alla luce viva dei colori.

Alcuni link utili in merito:
- Circa gli Amici della Santissima Annunziata ONLUS si veda https://www.facebook.com/Amici-della-Santissima-Annunziata-Onlus-676265359069754/
- Circa il progetto “I Luoghi del Cuore”: http://iluoghidelcuore.it/

Elisa Bonini
info@sillabarte.it

fra Emanuele M. Cattarossi
albatrosm2013@gmail.com