Per
l’iconografia dei Sette Santi Fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria il
seicento rappresenta un periodo di ricca produzione artistica soprattutto in
Toscana. Possiamo ricordare, a titolo d’esempio, i cicli d’affreschi dipinti da
Bernardino Barbatelli detto il “Poccetti”
per i chiostri dei conventi della SS. Annunziata di Firenze e di Pistoia, o quello di Alessandro Pillori per il
convento di Monte Senario. Ma in questa sede vogliamo soffermare la nostra
attenzione sopra un ciclo di storie dedicato singolarmente ad uno dei sette
Fondatori: Manetto detto “degli Antellesi”.
Vi è nella
tribuna del santuario della SS. Annunziata una cappella detta della Natività di
Maria per via della bella tavola d’altare dipinta da Alessandro Allori
(1535-1607). La cappella, fin dal 1475 sotto il
patronato dei signori dell’Antella, venne abbellita splendidamente negli anni
1600-1602 per iniziativa del senatore Donato dell’Antella, mosso da grande
devozione verso il beato Manetto ch’egli diceva appartenere ai suoi antenati [1]. La
cappella fino al quel tempo semplice e disadorna si arricchì sia di marmi,
pietre dure e lapislazzuli che di pitture commissionate ai migliori pennelli
fiorentini del tempo. Alla già citata la tavola d’altare riguardante la Natività della Vergine
vanno aggiunti altri quattro quadri di minori dimensioni. Questi quadri
adornano le pareti della cappella e ricordano le principali scene di vita del
beato Manetto. La particolarità di questo ciclo di storie è che si tratta
un’interassente diversione sull’iconografia dei Sette Santi Fondatori. Risulta
infatti più facile trovare i Fondatori rappresentati singolarmente, ma molto
più raro identificare cicli di storie personali.
Arriviamo così
all’ultima tela realizzata da Cristoforo Allori (1577-1621), figlio di
Alessandro, che raffigurò un miracolo del beato, la guarigione di un giovane
muto e storpio come viene ricordato pure dal cartello: b. m. mutum et claudum sanat. La Legenda de Origine non ci parla di questo
episodio ma lo ritroviamo invece nel Dialogus
de Origine Ordinis (1465) di fra Paolo Attavanti (1440-1499). L’autore
indicò Manetto con il nome di “Benedetto”, cosa questa che in tempi successivi
porterà altri autori dei Servi a indicare questo nome come quello usato prima
di abbracciare la vita religiosa. E parlando appunto di lui l’Attavanti scrive
in proposito che “Alcune persone gli portarono
in gran pianto un loro nipote zoppo e muto, chiedendogli di guarirlo con la sua
virtù e santità. “Ora Dio – egli disse –, da cui proviene ogni bene, esaudirà
la vostra preghiera”. Stava preparandosi per la messa. Offrì a Dio il sacrificio
e al termine, preso per mano l’infermo, lo mise in piedi guarito. Gli diede poi
in bocca il corpo del Signore e, fatta la comunione, gli restituì la facoltà di
parlare. Perciò, al colmo dello stupore, della gioia e del timore per questi
mirabili fatti, la gente fu piena di esultanza”. [3]
fra
Emanuele M. Cattarossi
albatrosm2013@gmail.com
[1] Si
veda Il santuario della Santissima
Annunziata di Firenze. Guida Storico-Illustrativa, Firenze 1876, pp.
154-157; E. Casalini, La
SS. Annunziata di
Firenze. Guida storico-artistica, II edizione, Firenze 1980, pp. 39-40; F. Petrucci, Santissima Annunziata, Roma 1992, pp. 53-54
[2]
Analisi ed Edizione in F. A. Dal Pino,
I Frati Servi di s. Maria dalle origini
all’approvazione (1233ca-1304), Lovanio 1972, I, p. 925; II, pp. 27-29;
regesto in Fonti Storico-Spirituali dei
Servi di S. Maria, vol. I, Vicenza 1998, pp. 33-34 (n. 18).
[3] Paolo Attavanti, Dialogus fratris Pauli Florentini de origine Ordinis Servorum ad Petrum
Cosmae (1465), edizione in P. M. Soulier, in Monumenta Ordinis Servorum, t. XI, Roulers 1910, pp. 88-112.
Traduzione in Fonti Storico-Spirituali
dei Servi di S. Maria vol. II, Vicenza 2002, pp. 494-500.
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