In occasione della Solennità dell’Annunciazione del Signore
(25 marzo), riproponiamo un interessante scheda riguardo all’immagine della SS.
Annunziata di Firenze, redatta dal compianto p. Eugenio M. Casalini (+ 2011),
stimato storico e ricercatore dell’Ordine dei Servi di Maria [1].
fra
Emanuele M. Cattarossi
albatrosm2013@gmail.com
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Se non possiamo affermare, con la leggenda, che questa
immagine della nostra Annunziata sia stata dipinta nel 1252, possiamo però confermare
che la devozione ad un immagine simile, non esistente anteriormente, godesse di
una sentita devozione popolare fin dalle origini del Santuario (1250), come
dimostrano gli inconfutabili documenti ancora esistenti [2].
Ma qui, riportando alcune testimonianze
che si scaglionano lungo sette secoli, vogliamo solo ricordare come la
devozione "cosidetta" popolare alla nostra Madonna e al suo volto
santo non ha subito interruzioni fino ai nostri tempi.
Il titolo che abbiamo messo a
questa scheda - Quella testa di quella
Vergine - è l'espressione usata da un religioso del convento nel 1444,
per indicare il restauro pittorico contro il fumo delle candele che deturpava
appunto quella testa santa: l'espressione raccoglie insieme a una certa
antichità dell'affresco, la tradizione che attribuisce la pittura del volto di
Maria ad intervento divino [3].
Sempre a metà del sec. XV, fra
Paolo Attavanti racconta come avvenne il prodigio del Volto angelico. Il
pittore Bartolomeo, incaricato di dipingere l'Annunziata, non riusciva a tratteggiare
il Volto, nonostante le sue preghiere e digiuni:
«… Si dice che
alfine le sue preghiere fossero ascoltate: una mattina, tornando la lavoro, trovò la figura della Vergine
che aveva già dipinto, finita anche nel Volto; per cui non può esservi dubbio
che quel volto sia stato ritratto dalla mano degli Angeli…» [4].
Nel sec. XVI, Francesco Bocchi,
nella sua opera Sopra l'Imagine della Santissima Nunziata di Fiorenza
riporta le parole di ammirazione e devozione di Michelangelo Buonarroti che, interrogato
dal Granduca su cosa pensasse della conclamata bellezza del volto dell'Annunziata,
così rispose:
«… Se alcun mi
dicesse (però che questa è l'arte mia) che questa imagine da senno humano fosse
stata dipinta, io direi, che e' dicesse bugia: perchè di vero l'artifizio dell'huomo,
et il suo ingegno non puote, come è questo valore [questa perfezione], tanto
alto arrivare: onde io avviso, che miracolosamente sia stato fatto questo divin
sembiante da Dio, et dagli Angeli senza più...» [5].
Tra il sec. XVII e XIX importante
testimonianza di devozione è la presenza dell'Arte, sia a livello accademico
che divulgativo-devozionale: incisioni, dipinti su tavola e tela, oleografie si
trovano largamente diffusi non solo in Toscana ma nell'intera Europa cattolica.
Un esempio è l'immagine dell'Annunciazione che abbiamo unito al Bollettino 6/99
(a. XIX). Su di essa il libro delle Ricordanze del Convento E
riporta:
«… A dì 4 D.°
(Novembre 1690). Ricordo, qualmente fra Manseuto Guelfi nostro Converso
fiorentino fece per sua divozione intagliare in rame la miracolosa Immagine
di S. Maria Annunziata dall'Angelo ... circondata attorno da 18 miracoli e
grazie più insigni ... Il predetto rame, alto poco men d'un braccio, e largo
quasi tre quarti, è riuscito molto bello, ed è stato inciso in Bologna con
spesa di scudi trenta di lire sette per scudo del deposito del prefato fr.
Mansueto, che per farlo lavorare si portò in quella città: e più, scudi 20 in circa, in fogli e
tiratura di 1200 copie…» [6].
E termino questa scheda con una
personale citazione:
«… La Leggenda ci parla della
bellezza del volto, ma è tutta la persona della Madonna che ci conduce con
"Equilibrio" a questo volto, che è un esempio concreto delle relazioni
che devono legare la
creatura al suo Creatore.
Non è paura e
sbigottimento, come rappresenteranno spesso i pittori dei secoli successivi, ma
gioia calma e serena; non sottomissione penosa, ma aperta accettazione e ferma
adesione alla volontà divina; non posa e ricercatezza, ma sincerità cosciente.
In questa Madonna è l'esempio più vero della creatura "intera",
ricostruita, nel suo valore iniziale, dalla Redenzione. Questo volto nel quale,
lungo i secoli, i devoti leggono la propria storia e la propria salvezza,
spiega, più della leggenda, l'affollarsi dei Pellegrini e il fiorire di Grazie
e miracoli all'altare della Madonna di Firenze…» [7].
p. Eugenio M. Casalini
[1] Il
seguente articolo apparve su "La SS. Annunziata"
periodico bimestrale mariano, n° 2,
Marzo-Aprile 2000, A.
XX, pp. 5-6.
[2] E. Casalini, Il Convento e le sue
origini, in Idem, Una Icona di famiglia (Biblioteca della
Provincia Toscana dell’Ordine dei Servi, Colligite 10), Firenze 1998, pp.
13-71.
[4] Paolo Attavanti,
Dialogus fratris Pauli florentini de origine Ordinis Servorum ad Petrum
Cosmae (1465 circa). Edizione in Monumenta O.S.M., t. XI, pp. 72-87
[introduzione], 88-113 [testo]
[5] Francesco
Bocchi, Sopra l'Imagine della Santissima Nunziata di Fiorenza,
Firenze, Michelangelo Sermartelli 1592, pp. 86-87.
[6]
Archivio di Stato di Firenze, Conventi Soppressi dal Governo francese,
119, 55, ff. 343v, 344r.
[7] E. Casalini, La Basilica Santuario
della SS. Annunziata, Firenze 1957, pp. 43-45.
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