Siena, Tavoletta di Biccherna (1457). |
Riguardo allo
Stemma dell’Ordine dei Servi di Maria, un filone interessante di ricerca è costituito
dall’utilizzo di una S sbarrata verticalmente. Questo particolare segno indica
una forma di abbreviazione.
Infatti, pur
non essendo riducibile ad un unico uso, esiste un particolare tipo di S sbarrata
attestata al secolo XV che abbrevia la parola “Ser” a sua volta riconducibile tra i diversi significati alla
parola “Servus” ossia “Servo” [1].
Certamente può
apparire molto difficile far risalire con certezza l’utilizzo della S sbarrata
a queste abbreviazioni. Abbiamo però nel secolo XV alcune testimonianze
dell’inizio di un utilizzo di questa particolare S come stemma dell’Ordine. Particolarmente
significativa è una tavoletta della Biccherna del 1457, custodita nell’Archivio
di Stato di Siena, attribuita a Sano di Pietro (1406-1481) [2]. In
questa tavoletta, prezioso reperto iconografico per l’Ordine dei Servi di Maria,
troviamo raffigurati i due beati senesi: il beato Gioacchino sulla sinistra di
chi guarda con un ramo di rose, segno di carità, in una mano e un libro chiuso;
il beato Francesco, raffigurato più anziano, porta lo stelo di un giglio e un
libro pure chiuso. I due beati, entrambi raffigurati con l’aureola di santi,
affiancano l’emblema di una colomba all’interno di una ghirlanda, con ai piedi
un libro aperto. Questa particolare raffigurazione allude alla ratifica degli
accordi di pace siglati l’anno prima, relativi all’impresa del conte Iacomo
Piccinino, il quale aveva invaso il territorio della Repubblica Senese su
incarico di Alfonso V d’Aragona (1396-1458).
Occorre notare
che il camarlengo di Biccherna nel 1457 è fra Gabbriello Mattei dei Servi, il
quale oltre a far raffigurare i due beati come portatori di pace, fa
raffigurare tra le “armi” o stemmi degli Otto di Biccherna e dello scrittore di
quell’anno, anche quello del suo Ordine. Lo stemma è il primo partendo da
sinistra: uno scudo in cui si nota una S con virgulto di giglio in campo
turchino. La S è
attraversata da un segno verticale con un piccolo tratto orizzontale in cima mentre
termina in due radiche.
Piastra con S sbarrata. Legatura del Corale C. |
Altri utilizzi
della S sbarrata li troviamo sparsi nel convento della SS. Annunziata di
Firenze. Compaiono in tondi di alcuni soffitti e nel chiostro grande del
Convento. Tuttavia una maniera molto ben definita di questa S sbarrata la
troviamo sulle coperte della serie quattrocentesca dei corali, segnati dalle lettere
A-B-C-D-F.
Questo gruppo di codici compongono
un liber gradualis, ossia quei libri che contenevano le parti della
Messa. Essi sono i più importanti dal lato artistico quanto da quello liturgico
dal momento che essendo tutti composti nello stesso tempo, ossia tra il 1471 e
il 1475, rispecchiano nella loro unità, lo sviluppo della miniatura fiorentina nel
periodo più importante della sua storia [3].
Questi volumi, già lungamente studiati dal punto di
vista artistico [4], presentano una
particolarità nelle loro legature esterne. Si nota infatti in alcuni volumi la
presenza di una piastra centrale recante una S sbarrata verticalmente da un semplice
segno. Questa S sbarrata risulta quindi racchiusa da giri di conchiglie, motivi
polilobati, nastri intrecciati e palmette. Di conseguenza queste piastre con la S sbarrata sono importanti
perché indicano attraverso un emblema riconoscibile l’appartenenza dei codici
ad un convento dei Servi di Maria.
Rispetto alla S sbarrata della Biccherna senese,
quella presente sui corali fiorentini risulta più semplificata in quanto non
presenta le radiche terminali. Tuttavia entrambi gli esempi servono a indicare
un modo molto stilizzato di Stemma dell’Ordine dei Servi di Maria.
Probabilmente, a partire da questi esempi si può indicare una base da cui lo
stemma si evolve e, arricchendosi, si specifica nel tempo.
fra
Emanuele M. Cattarossi
albatrosm2013@gmail.com
Schede per l'Iconografia dello Stemma OSM
Vedi anche: Note sui sigilli dei Priori Generali dell'Ordine dei Servi di Maria
[1] A. Cappelli (cura), Lexicon Abbreviaturarum. Dizionario di
Abbreviature Latine ed Italiane… Hoepli, Milano (1929). 337 e 502
[2] Archivio
di Stato di Siena, Biccherna, n. 31
(cm 45x29,80). Descritta in L. Borgia –
E. Carli – M.A. Ceppari – U. Morandi – P. Sinibaldi – C. Zarrilli (a
cura di), Le Biccherne. Tavole dipinte
delle Magistrature senesi (secoli XIII-XVIII), Le Monnier, Firenze (1984),
pp. 162-163 [Tav. n. 61]; A. Tomei
(a cura di), Le Biccherne di Siena. Arte
e Finanza all’alba dell’economia moderna, Retablo, Roma – Bolis Edizioni,
Bergamo (2002), pp. 194-195
[3] Cfr. R.M.
Taucci, I
Corali miniati della SS. Annunziata di Firenze in Studi Storici OSM 1 (1933), pp. 148-158.
[4] Cfr.
M.G. Ciardi Duprè Dal Poggetto, I libri di coro in E. Casalini – M.G. Ciardi Duprè Dal Poggetto,
L. Crociani, D.L. Bemporad (a cura di), Tesori d’Arte dell’Annunziata di Firenze, Alinari, Firenze 1987,
pp. 183-296 [schede nn. 30-34]
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