sabato 4 maggio 2013

San Pellegrino e il cieco risanato [Schede per l'iconografia del santorale OSM]


     L’iconografia propria di san Pellegrino Laziosi si riferisce ad un particolare soggetto: quello cioè di Pellegrino, sorretto da angeli, nel momento in cui Cristo scende dalla Croce per sanargli la gamba malata. Sviluppato a partire dall’episodio narrato nella sua Legenda (n. 7)[1], questo tema iconografico si afferma a partire dal XVII secolo, risultando il più facilmente rintracciabile.
Non mancano però alcune eccezioni, quali ad esempio il tema della guarigione del cieco dopo la morte di Pellegrino. Una di queste è presente nel Cappella del Capitolo del Convento della SS. Annunziata di Firenze[2]. Per chi entra nella cappella, il medaglione raffigurante san Pellegrino si trova sulla parete sinistra ed è il più vicino all’altare. La scritta sul cartiglio è la seguente: “B. Peregrinus Foroli. ex feretro surgens caeco lumen restituit”.
L’episodio riportato trae spunto da uno dei miracoli ottenuti per intercessione da san Pellegrino dopo la sua morte. Così la Legenda di Pellegrino ricorda il vasto eco prodotto dalla morte del santo: “Mentre la sacra dimora di quell'anima già trionfante giaceva nella bara, posta nel coro, come se la morte del santo fosse stata annunciata da banditore, era conosciuta da tutti i forlivesi, i quali ambivano tutti vedere le reliquie venerande deposte nel coro. Da ogni dove, per tutte le porte della città, si accalcavano gli abitanti del contado spinti dalla fama di quel servo di Dio; tanto che in quella notte, per la moltitudine irrompente, non fu possibile chiudere le porte della città” (n. 9). La notizia agiografica su Pellegrino tratta dal Chronicon… (1567) di Michele Poccianti aggiunge un altro particolare: “Mentre il venerato corpo viene portato in mezzo al tempio dei Servi per le sacre esequie, secondo consuetudine, all'improvviso si diffonde un fortissimo odore, la cui fragranza risana alcuni infermi presenti”[3].
L’eco della morte di Pellegrino richiama anche molti infermi al feretro. Tra questi uno in particolare: “Restando il corpo del beato Pellegrino esposto in coro, si appressò supplichevole alle sacre reliquie un poveraccio - mendicante e cieco - implorante dal profondo del cuore di riacquistare la vista”. (Legenda, 10). “Saputo ciò, un cieco accorre umilmente presso le sacre spoglie e supplice prega l'amico di Dio che si degni di restituirgli la luce”. (Chronicon…). Possiamo notare al centro della scena raffigurata, il cieco inginocchiato vicino al feretro di Pellegrino, mentre tende le braccia in segno di supplica al santo. Nella mano destra stringe ancora un bastone. E la sua preghiera viene ascoltata…
Scrive così il Borghese: “O infinita potenza e grazia di Dio, che ti manifesti nei tuoi servi! Si levò allora il corpo beato e, di fronte alla folla innumerevole, con un segno di croce benedì quel cieco; e subito dagli occhi di lui furono viste cadere come delle squame” (cfr. Tb 11, 8.12). (Legenda, 10). Anche il Poccianti segue la trattazione: “E, fatto inaudito! il Servo della Vergine si alza e con il segno della croce lo benedice. Subito le cateratte caddero dai suoi occhi … “(Chronicon…). Nella sua raffigurazione del prodigio, il Bonechi coglie l’attimo di maggiore intensità. Sulla sinistra, notiamo come dal feretro Pellegrino, già morto, si risollevi e volgendo lo sguardo sul cieco supplice tende la mano destra sugli occhi di lui per tracciarvi il segno di croce guaritore.
Alla destra possiamo notare i fedeli presenti, sbigottiti da un simile portento ma anche un altro infermo che si regge ad un bastone approssimandosi verso il feretro di Pellegrino. L’episodio si chiude infatti nello stupore e nella gioia dei presenti per il prodigio: “Il già cieco gridò esultante per la gioia e di fronte a tutti dichiarò di vederci bene; egli, poi, dopo aver ringraziato Dio e il beato Pellegrino, felice se ne andò”(Legenda, 10); “la folla presente lodò Iddio che è così meraviglioso nei suoi Santi” (Chronicon…).

fra Emanuele M. Cattarossi
albatrosm2013@gmail.com


[1] La Legenda originaria di Pellegrino risulta ad oggi irreperibile. In questo caso si fa riferimento ad una trascrizione umanistica ad opera di Niccolò Borghese (1432-1500) redatta all’incirca nel 1483, che compendia la Legenda originaria. Per il testo latino si veda Vita beati Peregrini Foroliviensis Ordinis Servorum sanctae Mariae a Nicolao Burgensio equestri clarissimo edita, [ed. P. Soulier], in Monumenta OSM IV, p. 58-62. Riproduzione, con una traduzione italiana a cura di P. M. Branchesi, in appendice a A. M. Serra, Santorale antico dei Servi della provincia di Romagna, Bologna 1967, p. 109-119. Più recentemente, la stessa traduzio del Branchesi è ripresa in Fonti Storico-Spirituali OSM I, Vicenza 1998, pp. 379-386.
[2] Costruita nel 1384, questa cappella appartenne inizialmente alla famiglia Macinghi. Nel 1722, per volere del p. Pier Antonio Rossi, la Cappella venne riammodernata su disegno di Gioacchino Fortini (1670-1736) e ridenominata Cappella del Capitolo, dal momento che in essa i frati tenevano i loro capitoli comunitari. Decorazioni e affreschi sono opera degli artisti Antonio Puglieschi (1660-1732) e Matteo Bonechi (1669-1756). Proprio al Bonechi appartengono la serie di otto medaglioni a tempera che decorano le pareti laterali della Cappella. Ognuno di questi medaglioni raffigura un particolare beato dell’Ordine dei Servi e un prodigio operato da questi.
[3] I passi del Chronicon… che qui riportiamo di seguito sono ripresi dalla traduzione del testo latino apparsa con il titolo La Legenda breve di S. Pellegrino (1528) in La SS. Annunziata Pubblicazione bimestrale del santuario di firenze. Anno XV - Numero 6. Novembre-Dicembre 1995, p. 5. Il testo originale in lingua latina tratto dal Chronicon... di Michele Poccianti (1567) si trova in Monumenta OSM XII, pp.72-74.

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