La 'deposizione' del crocifisso |
Dal 2 maggio 2013, il crocifisso
quattrocentesco della Chiesa di Santa Maria dei Servi a Padova è stato tolto
dalla sua nicchia a fianco dell’altar maggiore per un ciclo di restauro. Al
momento presente si trova a Udine, presso il Laboratorio di restauro della
Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia. Scopo di questo “prelievo” è il
recupero della “policromia”, ossia dei colori originali di questo crocifisso in
legno, recentemente attribuito alla mano di Donatello[1]. La
presenza di questa “policromia” è stata accertata attraverso una serie di
rilievi e analisi stratigrafiche. Le varie ridipinture nel corso dei secoli ne
avevano celato la presenza fino ad arrivare all’ultima ridipintura bronzea del
1850 che fa assomigliare questo crocifisso più ad un lavoro di fusione che a un
crocifisso ligneo.
I
lavori per questo crocifisso sono stimati in circa diciotto mesi, al termine
dei quali … torneranno vivi “colori” quattrocenteschi…
Il crocifisso allo stato attuale |
La storia di questo crocifisso
è legata ad un particolare prodigio. Il 5 febbraio 1512, questa immagine del
Cristo crocifisso a grandezza naturale inizio ad emanare sudore sanguigno sia
dal volto che dal fianco, per la durata di quindici giorni. Grande fu lo
sbalordimento di tutta la città di Padova, e molti cittadini accorsero alla
Chiesa dei Servi, per dimostrare la propria devozione a tale prodigio. Tale
prodigio tornò a ripetersi il 9 aprile dello stesso anno. Era il Venerdì Santo,
è il prodigio continuò fino ai Vespri della Domenica di Pasqua. Questa volta il
prodigio avvenne in tale quantità che i Padri poterono riempirne una piccola
ampolla. Tale ampolla veniva conservata con grande pietà ed esposta alla
venerazione pubblica ogni anno nel Venerdì Santo.
L’avvenimento
venne autenticato con registrazione notarile e l’attestazione di molti
testimoni, per essere conservato nell’Archivio della Curia Arcivescovile e
presso la Confraternità
del Crocefisso. Questa Confraternità venne costituita propria in seguito
all’avvenimento il 18 maggio 1512, per l’opera del padre Maestro fra Domenico
Dotto o Dotti (1478-1548)[2].
È
interessante notare come questo prodigio sembra aver causato una sorta di
amnesia collettiva, nei riguardi dell’autore del crocifisso. Il crocifisso si
trasformò da opera d’arte in icona miracolosa, in reliquia, oggetto di
devozione appassionata, suffragata dal portento, costringendo a dimenticare le
mani che lo avevano fabbricato. Solo dopo il 2000, è stata riscoperta la
paternità di Donatello per quest’opera.
Alcuni link
utili in merito:
- circa i lavori
di restauro del crocifisso si veda qui .
fra
Emanuele M. Cattarossi
albatrosm2013@gmail.com
[1] Probabilmente Donatello lo
scolpì negli stessi anni in cui forgiò il Cristo di bronzo dell’altare del
Santo, ossia tra il 1444 e il 1449.
[2] I Confratelli di questa
Compagnia, arrichita di privilegi e indulgenze dalla Santa Sede, indossavano
una veste nera; nel 1615 venne aggregata all’Arciconfraternita del SS.
Crocifisso di San Marcello di Roma.
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