giovedì 29 maggio 2025

Il beato Giacomo Filippo da Faenza [Schede di orientamento sul santorale OSM]

L’Ordine dei Servi di Maria nel giorno 30 maggio celebra la memoria liturgica del beato Giacomo Filippo da Faenza. Qui di seguito, si riportano alcuni dati essenziali per una conoscenza maggiore e anche per orientare eventuali nuove ricerche.

1. Beato Giacomo Filippo, lettera d'Incipit della Vita
Codice "Borghese" (circa 1483), Archivio Generale OSM 

Note sulla vita.

Tratti preziosi sul beato (vissuto a Faenza tra il 1454 e il 1483) li possediamo a partire da una Vita redatta da Niccolò Borghese – umanista senese, già autore di trascrizioni delle Legende di Filippo Benizi, Pellegrino Laziosi e dei beati senesi Gioacchino e Francesco – attorno al 1485. Tale testo, semplice e asciutto nella narrazione biografica del beato, si articola su tredici paragrafi e una lista di sessantadue miracoli, l’ultimo dei quali riguarda l’autore stesso. Una conferma di quanto descritto nella Vita si ritrova nei registri amministrativi del Convento di Faenza per gli anni 1475-1488 [1], oltre agli atti notarili dello stesso convento. Fanno poi seguito tre laudi in onore del beato scritte in dialetto romagnolo, che indicano il particolare eco di santità del frate. 
Nella Vita del Borghese, viene delineata la figura di un frate, chiamato dapprima Andrea e poi in religione Giacomo Filippo, morto in giovane età – appena ventinove anni – di vita particolarmente ascetica e austera, dedito al proprio ministero di presbitero. Giacomo Filippo si distingue per tratti di profonda obbedienza alle regole conventuali e liturgiche. La sua continua ricerca di comunione con Dio offre al tempo stesso atteggiamenti di mitezza e servizio, oltre ad una capacità di profonde e autentiche amicizie.

2.  Beato Giacomo Filippo, niello argenteo della Coperta
del Mare Magnum (Firenze, 1487)
 
Note sul culto.
Il culto del beato pare affermarsi immediatamente dopo la morte. Al paragrafo 11 della sua Vita si legge che “al propagarsi della notizia, il popolo di Faenza accorre in chiesa da ogni parte, contestando con alte grida la sua sepoltura” e aggiunge tra i paragrafi 10-12 alcuni prodigi avvenuti già durante il giorno della sua morte. La seguente lista di sessantadue miracoli certifica la presenza di un culto ben radicato.
Giacomo Filippo fu proclamato beato da papa Clemente XIII nel 1761, dopo che la S. Congregazione dei Riti ne aveva riconosciuto il culto ab immemorabili. L’anno seguente il consiglio Comunale di Faenza lo annoverò tra i santi protettori della città (14 luglio 1762).
Il corpo del beato lungamente conservato nella chiesa dei Servi di Faenza (di origine trecentesca), ne seguì anche le vicende di trasformazione settecentesca. Nel 1944, il passaggio del fronte e il minamento del campanile ad opera dei tedeschi in ritirata, videro la distruzione dell’abside della chiesa, con la conseguente chiusura al culto. Nella notte tra il 4 e il 5 marzo 1945, forse a opera di soldati alleati, le ossa del beato furono manomesse. Ricomposte in seguito a cura delle autorità diocesane, venne disposto il trasferimento presso la cattedrale di Faenza, presso l’altare di San Carlo Borromeo, dove tuttora si trovano [2].
L’Ordine dei Servi ne colloca una memoria liturgica al 30 maggio, mentre la diocesi di Faenza-Modigliana la fissa al 23 dello stesso mese come memoria facoltativa [3].
 
3. Beato Giacomo Filippo, tondo affrescato,
sagrestia della Chiesa di Santa Maria dei Servi in Orvieto
(inizi sec. XVI)

Note iconografiche.
L’iconografia del beato si sviluppa quasi nell’immediato dopo la sua morte. Si possono indicare due filoni di sviluppo.
Citiamo anzitutto una produzione “faentina”, ubicata per intero nella Chiesa dei Servi e poi traslati in seguito ai danneggiamenti subiti nel corso del secondo conflitto mondiale [4]. Si ricordano principalmente: l’affresco di Biagio d’Antonio da Firenze  realizzato attorno al 1483 (insieme a quello dedicato al ‘beato’ Enea Utili, venne strappato nel dopoguerra, restaurato e esposto presso la sala degli Affreschi del Museo Diocesano di Faenza); la pala d’altare raffigurante la Madonna in trono col Bambino, tra il beato Giacomo Filippo e s. Giovanni Evangelista, realizzata circa nel 1484 (attualmente esposta presso la Pinacoteca Comunale di Faenza); la tela di Gian Battista Bertucci il giovane che raffigura la Vergine in trono col Bambino, tra il beato Giacomo Filippo e santi (indicato presso l’episcopio faentino [5]).
In queste opere, pure a distanza di tempo si nota l’accentuazione di caratteristiche fisiche già riportate nella Vita del Borghese “di statura superiore alla media, era tanto magro che la pelle aderiva alle ossa: aveva viso sottile e allungato, naso piuttosto lungo, occhi infossati, collo eretto, dita affilate, impressionante il pallore” (n. 8).
Esiste poi una produzione nell’Ordine di raffigurazioni del beato. Tra queste in particolare citiamo la miniatura del codice quattrocentesco che ne contiene la Vita, attualmente conservato presso l’Archivio generale dell’Ordine a Roma. La lettera d’incipit, la I di Iacobus, raffigura su uno sfondo d’oro il beato in preghiera dinanzi al crocifisso, attraversato da un cartiglio con la scritta “Dominus illuminatio mea”, una citazione del Salmo 27(26) (Figura 1).
Citiamo poi uno dei nielli argentei della coperta con la quale i frati della SS. Annunziata di Firenze ornarono la bolla Mare Magnum, concessa da papa Innocenzo VIII all’Ordine il 27 maggio 1487. Il beato è riconoscibile da un cartiglio riportante il suo nome, con le mani sorregge un crocifisso (Figura 2). La presenza del beato nel gruppo degli otto beati e beati dell’Ordine raffigurati, offre una cifra dell’importanza da lui raggiunta nel santorale dei Servi.
Particolare poi è il tondo affrescato (inizio secolo XVI) nella sagrestia della Chiesa di Santa Maria dei Servi. Ad oggi piuttosto sbiadito e rovinato, l’affresco rappresenta il beato - riconoscibile dalla scritta sottostante Iacobus Philippus de Faventia - in preghiera davanti ad un crocifisso (non riconoscibile, ma individuato in fotografie passate), subito dietro il quale si intravede ancora una sorta di raffigurazione di una disciplina bianca (Figura 3).
Le circostanze dell’approvazione del culto nel 1761 diedero luogo ad una serie di incisioni a tema sul beato in particolare in ambito austriaco. Al dato attuale, la raffigurazione più standard appare quella del beato in abiti sacerdotali nel gesto di offrire il sacrificio eucaristico dinnanzi all’altare.
 
Per approfondimenti e ricerca.
Alcuni profili sul beato sono stati prodotti da Aristide M. Serra. Il primo appare come terzo volume nella collana Studia Historica Minora dal titolo A. M. Serra Il B. Giacomo Filippo da Faenza (1962). Ancora il Serra produce un profilo del beato nella Bibliotheca Sanctorum, vol. III (1963), cc. 118-120. In seguito, lo stesso Serra ripropose un testo più diffuso e accurato in A. M. Serra, Santorale Antico dei Servi della Provincia di Romagna (Bologna, 1967), pp. 69-104.  Un altro più profilo, più ridotto e con il nome di “Bertoni, Andrea”, è presente nel Dizionario Biografico degli Italiani, vol. IX (1969), a cura di Carlo Natali. Un ulteriore studio piuttosto elaborato è quello a cura di Pacifico M. Branchesi dal titolo P. M. Branchesi, Il beato Giacomo Filippo Bertoni da Faenza (1454-1483) in I Servi di Maria nell’età delle Riforme (Monte Senario, 1981), pp. 81-100. In ultimo, nuovamente il Serra offrì un nuovo profilo biografico e cultuale sul beato in un agile volumetto dal titolo Il beato Giacomo Filippo Bertoni da Faenza (1454-1483) dell’Ordine dei Servi di Maria nel 500° anniversario della sua morte (Bologna, 1983). Per la stessa occasione il Centro Studi O.S.M. di Bologna, pubblicò una serie di diciotto riproduzioni di stampe sul beato.
Il Proprio della Liturgia delle Ore dell’Ordine dei Servi di Maria riporta al 29 maggio, la liturgia propria del beato, offrendo tratti biografici direttamente dalla Vita del Borghese. Riguardo alle scelte applicate per la sua liturgia si rimanda alle annotazioni di Pedro Suarez su Studi Storici OSM 15, (1965) pp. 129-133 e a quelle di Ignazio Calabuig su Proprium Officiorum OSM 1, (1987), pp. 190-191.
Riguardo all’iconografia del beato si trovano indicazioni in A. Savioli, L’iconografia del beato Giacomo Filippo Bertoni da Faenza in Studi Storici OSM 9, (1959), pp. 64-74 (con 14 tavole di immagini) poi riprese anche nel testo sopracitato del Branchesi del 1981.
L’originale della Vita del Borghese, insieme ad altre trascrizioni umanistiche di beati dell’Ordine, è conservato presso l’Archivio Generale dei Servi di Maria a Roma. Il testo latino venne pubblicato su Monumenta OSM, vol. IV (1900-1901), pp. 63-81. Le traduzioni sono reperibili in A. M. Serra, Santorale Antico dei Servi… (1962), pp. 120-127 (testo latino e traduzione italiana a fronte, solo le parti della vita); Il beato Giacomo Filippo Bertoni da Faenza (1454-1483) … (1983), (traduzione della vita e dei miracoli nn. 1-6 e 62); Fonti Storico-Spirituali dell’Ordine dei Servi, vol. II (2002), pp. 477-482 (traduzione della vita e del miracolo n. 62).

fra Emanuele M. Cattarossi
albatrosm2013@gmail.com


[1] Libro dell’entrata e uscita del convento di Faenza dal 1475 al 1484, ms. presso la Biblioteca Comunale di Faenza, sez. Archivi delle Congregazioni Religiose, Padri Serviti, XXIV, n. 208.
[2] W. Ferretti, Stato attuale delle ss. Ossa del beato Giacomo Filippo Bertoni, in Studi Storici OSM 8 (1957-1958), pp. 171-173.
[4] Riguardo alla Chiesa dei Servi in Faenza, alle sue vicende storiche e allo stato attuale si rimanda a questo contributo http://www.historiafaentina.it/Monumenti/chiesa_servi.html [consultato 27.05.2025], anche presente in http://www.marcocavina.com/Architectonica/chiesa_gotica_dei_Servi/00_pag.htm [consultato 27.05.2025].
[5] Così indicato nella tavola VII di A. Savioli, L’iconografia del beato Giacomo Filippo Bertoni da Faenza in Studi Storici OSM 9 (1959), pp. 64-74.