martedì 15 luglio 2025

[NOTEPAD] Verso il CCXV Capitolo Generale dell’Ordine dei Servi di Maria (Ariccia, 9-30/11/2025)

Dal 9 al 30 novembre 2025, si svolgerà ad Ariccia (Roma) il CCXV Capitolo Generale dell'Ordine dei Servi di Maria. Tema guida di questo momento sarà "Essere Servi in un mondo Polarizzato: edificare ciò che ci unisce, valorizzando le differenze individuali, sociali, culturali". Ne tracciamo alcuni appunti.


Un cammino "recente".

Tralasciando un excursus storico (già precedentemente trattato qui) notiamo alcune particolarità e ricorrenze del Capitolo Generale 2025. In primo luogo, questo capitolo si pone curiosamente nella scia di due ricorrenze. La prima sono i sessant’anni dal Capitolo Generale del 1965, celebrato presso la SS. Annunziata di Firenze (con sessioni tenute addirittura nella Cappella del Capitolo del convento). In questo capitolo si decise l’avvio della revisione delle Costituzioni OSM – anticipando peraltro di qualche mese l’uscita del decreto del Concilio Vaticano II sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae Caritas (28 ottobre 1965) – per le quali nel 1968 (Madrid, Majadahonda) e nel 1974 (Roma) vennero convocati dei Capitoli straordinari per la revisione dei testi, poi promulgati nel 1987. La seconda sono i trent’anni dal Capitolo Generale di Città del Messico del 1995, primo e finora unico capitolo generale fuori dall’Europa, assise particolare pure per il fatto di promulgare nei testi capitolari delle linee ispirative a cui si cerco di dare massimo risalto oltre che a indirizzare due brevi ma importanti lettere – una all’allora segretario generale delle Nazioni Unite Boutros Ghali, per indicare e ribadire l’impegno dell’Ordine a sostenere l’azione dell’ONU nella ricerca della Pace e una al presidente francese Jacques Chirac, per esprimere la propria protesta contro la ripresa degli esperimenti nucleari francesi nel Pacifico – che esprimono l’attenzione dell’Ordine dei Servi di Maria sulla tematica della Pace [1].

Frati Capitolari al Capitolo Generale del 1965 a Firenze

Osserviamo poi che la scansione dei capitoli generali più recenti in effetti mostra un continuo basarsi su Roma – o nelle prossimità – anche a motivo della maggiore centralità dell’Urbe rispetto a tutte le giurisdizioni dell’Ordine e di una organizzazione più semplice. Dal 1965 su tredici capitoli, almeno sette sono stati celebrati a Roma.  

Tra le restanti celebrazioni, vediamo come il capitolo del 1965 a Firenze in qualche maniera segni il punto d’arrivo di una certa visione dell’Ordine e un’apertura a tempi nuovi. I capitoli di Madrid (Majadahonda) nel 1968 e di Opatja del 1971, sono decisamente curiosi perché in appena tre anni, l’Ordine sceglie due sedi “fuori” Italia: Spagna e ex-Jugoslavia, attualmente Croazia. Anche le sedi di Barcellona (1977) e Pietralba (2013) rappresentano alternative particolari.

Foto di gruppo dei frati partecipanti al
Capitolo Generale 2019 - Ariccia


Un cammino di trasformazione.

Un altro importante e non indifferente particolare riguarda una trasformazione nel tempo dell’Ordine [2]. Scorrendo il Catalogus OSM del 1964 [3], possiamo indicare come nel 1965 al capitolo generale di Firenze, l’Ordine dei Servi di Maria si strutturava nella seguente maniera: 

in Italia sei province religiose (Toscana, Romana, Romagnola, Piemonte, Veneto, Italia Meridionale) e un commissariato provinciale in Sicilia; 

- in Europa vi erano province religiose in Inghilterra e Tirolo, e ancora esisteva nominalmente una provincia Ungherese; vi erano poi indicati due rettorati provinciali – Spagna e Belgio – e un commissariato provinciale in Francia; 

- oltreoceano vi erano due province negli USA – “Beate Virginis Perdolentis” e “St. Ioseph” – oltre alle province religiose in Canada e Brasile. Vi sono poi una serie di interessanti realtà: commissariato provinciale in Acree e Purus; commissariato provinciale “de Maria Immacolata” in Argentina (zona Rioplatense); missione “de Maria Regina” in Cile; commissariato Venezuelano; commissariato provinciale “de Maria Corredemtrice” in Messico; 

ancora poi troviamo missioni in Africa australe - missione in Swaziland, missione “De Maria Assumpta” in Transvall, missione in Zululand – e in Australia.

Ricavando poi qualche dato dalla Tavola Cronologica OSM nell’edizione del 2004, si nota un complessivo di 1683 frati su 246 presenze. Si noti però l’insieme dei titoli per indicare le varie realtà dell’Ordine e come di li a pochi anni si passerà a denominazioni più conosciute – provincia, vicariato, delegazione -: questo mostra come in qualche maniera davvero il Capitolo Generale di Firenze del 1965 sia l’ultimo di un certo modo di intendere l’Ordine dei Servi.

La sala del Capitolo alla SS. Annunziata preparata
per i lavori del Capitolo Generale 1965 a Firenze

L’evoluzione dell’Ordine negli ultimi sessant’anni si caratterizza sia per una riduzione numerica di frati, quando per una rimodulazione molto forte delle sue presenze. Vediamo in sintesi strutturalmente: 

- in Italia restano tre province religiose delle sei precedenti

- in Europa rimangono le province di Tirolo e “delle Isole” (dall’unione tra Provincia Inglese e delegazione Irlandese), mentre in Spagna, dopo un breve periodo di elevazione a Provincia, le realtà lì presenti sono indicate come Delegazione. Concluse le presenze in Germania e Belgio, come pure quanto restava dell’antica provincia Ungherese, rimane una presenza in Francia.

- rimane nell’America Settentrionale la provincia Canadese, mentre le due province negli U.S.A. si sono unificate in una sola. Appare tuttavia una nuova Provincia, quella Messicana, eretta nel 1995.

- nell’America Meridionale, rimane la Provincia Brasiliana alla quale si affianca il nuovo soggetto della Provincia Santa Maria de Los Andes, nata dalla fusione del Vicariato Andino (presenze dei Servi in Cile e Bolivia) e dalla Delegazione Rioplatense. Conclusa l’esperienza dei Servi in Venezuela, rimane però quella in Colombia.

- in Africa, ridimensionate le realtà della parte australe (chiusura del Vicariato del Transvall, riduzione a Delegazione e poi chiusura della stessa in Swaziland, oggi eSwatini) rimane solo la Delegazione dello Zululand, una comunità in eSwatini e una nel territorio del Mozambico, oltre ad un inizio graduale di ripresa nel Transvaal. Ben diverso lo sviluppo della presenza dei Servi in Uganda a partire dal 1987: ad oggi la Delegazione dell’East-Africa (2005) indica presenze in Uganda, Kenia e Repubblica Democratica del Congo.

- l’Asia al momento rappresenta l’aera di espansione e di futuro più particolare per l’Ordine dei Servi di Maria. In India, dopo lungo cammino, esiste oggi una provincia religiosa – Aikiya Annai eretta nel 2011 –, già impegnata in un ulteriore sviluppo nello Stato del Myanmar (ex-Birmania) dal 2007. Nelle Filippine, la presenza dei Servi iniziata nel 1984 è eretta a Vicariato (2004), aprendosi a caute aperture di nuove fondazioni. Per impulso della provincia messicana, nuove presenze sono state aperte in Indonesia.

- in ultimo, rimane una presenza, anche se sempre più ridotta dei Servi in Australia.

Aggiungiamo che numericamente da una rilevazione del 2018, l’Ordine contava 792 frati su 131 presenze [4].

Frati in preghiera in un momento
del Capitolo Generale 2013 a Pietralba

Tale sviluppo è necessariamente un particolare di cui tener conto, anche perché non si riscontra un così profondo cambiamento dell’Ordine in tutta la sua storia, se ci eccettuano i periodi delle Soppressioni nel secolo XIX. D’altronde la riduzione del numero di frati, vocazioni e presenze, e una conseguente rimodulazione venne affrontato nel 2007 in uno studio statistico opportunamente commissionato [5]. Alla data di oggi si può notare come le previsioni risultino effettivamente avvenute. Si analizzi poi alcuni piccoli dati di un certo significato:

- nel 1995, presenti ancora sei province religiose in Italia, i delegati eleggibili di tali realtà (senza i priori provinciali) erano 15; nel 2001 ad unificazioni avvenute la cifra scende a 10; nel 2019, vista la contrazione di frati delle tre realtà la cifra scende ulteriormente a 7;

- nello stesso periodo, per le realtà dell’Asia, nel 1995 vi è un solo delegato tra i votanti (oltre a due frati invitati ma senza diritto di voto); nel 2001, vi sono due rappresentanti di delegazioni e due delegati eletti; nel 2019, i delegati eleggibili sono 4 eletti (senza contare i priori o vicari provinciali) [6].

Un così drastico cambiamento – che investe non soltanto il dato numerico ma anche un approccio culturale – chiede quanto meno un ripensamento strutturale e di rapporti tra giurisdizioni.  Similarmente potrebbe essere posta una domanda o un intendimento circa i servizi pastorali che le comunità vengono chiamate a svolgere.

 

2019-2025, un sessennio molto particolare.

Il capitolo generale del 2019 si chiuse alla fine dell'ottobre dello stesso anno, lasciando una serie di documentazioni che parevano indicare un sessennio impegnativo ma comunque transitivo verso il prossimo capitolo generale.

I fatti successivi si sono incaricati di smentire tale possibilità. Appena pochi mesi dopo, la pandemia da COVID-19 ha scosso profondamente le coscienze e la percezione sociale. Inoltre, ha prodotto un forzato svuotamento delle chiese e un forte indebolimento nella percezione delle comunità cristiane. La pandemia ha generato in particolare allontanamento e diffidenza.

Un momento di fraternità durante
il Capitolo Generale del 2007 ad Ariccia

La “Terza guerra mondiale a pezzi” per usare un’espressione profetica del 2014 di papa Francesco ha sconvolto ulteriormente gli equilibri mondiali e va di riflesso sulla percezione dell’Ordine nell’oggi. Pur non direttamente situate su un fronte di guerra, le nostre presenze ne avvertono gli effetti di lungo periodo, sia dal punto di vista economico quanto sociale. In questo, è senz’altro lodevole la dichiarazione del capitolo provinciale di Piemonte-Romagna del 2025 contro la guerra in Medio-Oriente. Ed è auspicabile da parte del Capitolo Generale 2025 un pronunciamento in favore di una pace che, per riprendere le prime parole del nuovo papa Leone XIV, sia “disarmata e disarmante” [7].

Scuote poi senz’altro l’emergere di una deriva autorità e dirigista in molte democrazie occidentali – al punto da coniare il termine di “democrature” - oltre, negli ultimi tempi, ad un ricorso più spinto e mal celato di shock-politics [8]. In particolare, questa deriva politica identifica in una maniera più spinta la problematica dell’immigrazione globale, quando diversamente dovrebbe interrogarsi su una serie di processi economici e sociali [9]. Peraltro, nella società appaiono segnali particolari di forte tensione, tra i quali il fenomeno delle great-resignation – “grandi dimissioni” dal lavoro – costituisce uno degli ambiti più particolari [10]. Contestualmente si nota con frequenza la presenza di classi dirigenti impreparate ad alti livelli, ma pure su quadri più intermedi – il cosiddetto project management – e con la pericolosa tendenza a minimizzare i problemi e rispondere con soluzioni precarie alle questioni di lungo termine: problema di non poco conto, perché rischia alla lunga di produrre un collasso delle strutture o di varie realtà, grandi e piccole che siano [11].

Tutto questo carico di pesi e difficoltà va poi inevitabilmente ad incidere sul singolo essere umano e sulla sua modalità nel percepire la società e il proprio ruolo, con conseguenti riflessi anche sulla vita religiosa. Negli scritti attuali del filosofo coreano Byung-chul Han si notano con una certa chiarezza alcune problematiche di fondo – con l’indicazione di una società della “stanchezza” e una della “trasparenza” [12] – come pure anche possibili risposte – una decisa contrapposizione alla società “dell’angoscia” e un recupero della capacità di inazione e contemplazione [13] – per uscire dalla morsa del tempo. Peraltro, la società attuale vive di Big Data che però necessita di recuperare una lettura su un criterio di scala pertinente, per acquisire spessore di narrazione [14]; e al tempo stesso, il singolo essere umano necessità talvolta di non sapere per recuperare la qualità profonda della meraviglia [15].

Frati partecipanti al Capitolo Generale 2019
in Udienza da papa Francesco

Non a caso papa Francesco nell’Enciclica Fratelli Tutti (2020) [16] dedicata alla fraternità e all’amicizia sociale, ha messo in chiaro risalto l’emergere di un “mondo chiuso” contrapponendogli la necessità di un “mondo aperto”. In particolare i paragrafi 112-113, presi in annotazione nella presentazione dell’Agenda del Capitolo [17], dedicano un’attenzione particolare al recupero di un dono dello Spirito Santo, ossia un bene che si ritrova nel ricercare il meglio per gli altri. Questo richiama la necessità di passare da una linea di ricerca egoistica e chiusa del proprio benessere – che sempre più porta a duri conflitti interpersonali e inter-relazionali – ad una ricerca di promozione del bene per tutta l’umanità.

Nella tematica del capitolo - “Essere Servi in un mondo Polarizzato: edificare ciò che ci unisce, valorizzando le differenze individuali, sociali culturali” - l’indicazione pare aver colto la trasformazione profonda del mondo nell’ultimo periodo, di cui abbiamo provato a indicare qualche concetto e qualche utile lettura. Compito sicuramente non semplice per i partecipanti, ma si nutre la speranza dal Capitolo provenga ispirata dalla luce dello Spirito qualche risposta concreta e di lungo periodo, rispetto a scelte comode e di corto raggio, al fine di aprire nuove strade al cammino dei Servi. Cammino che già vede vicina una data importante per la sua storia e per il suo vivere: 2033, ottavo centenario della fondazione dell’Ordine dei Servi di Maria.


Emanuele M. Cattarossi
albatrosm2013@gmail.com

 



[1] Ordine dei Frati Servi di Maria. Capitolo Generale 1995, Roma, Curia Generalizia OSM (1996); gli stessi testi vennero editi per volontà della Federazione delle Province dei Servi di Italia e Spagna (F.I.Es) come Capitolo Generale dei Servi - Città del Messico 1995, Alle soglie del Duemila: i Servi per la nuova evangelizzazione. Linee di ispirazione, Arezzo, Diaconia della Theotokos (1996).

[2] In particolare, per una narrazione più estesa sull’Ordine dei Servi in questo periodo rimandiamo a F. Azzalli, Nel clima del Concilio Vaticano II (1965-2013), in Servi di Maria. Manuale di Storia dell’Ordine, Edizioni Marianum, Roma (2019) pp. 151-177.

[3] Catalogus ordinis fratrum servorum beatae Maria Virginis, Roma Curia Generalis (1964).

[4] cfr. S. Viliani, Statistiche di conventi e frati dai censimenti ufficiali e dai Cataloghi dell’Ordine, in Servi di Maria. Manuale di Storia dell’Ordine…, p. 436.

[5] Studio sulle previsioni statistico-demografiche sull’Ordine dei Servi di Maria nel prossimo futuro 2006-2031 a cura di fra Lino M. Pacchin in Capitolo Generale elettivo 2007. Documentazione preparatoria - Acta OSM Nova Series VIII/11 (2007), pp. 535-553. Disponibile anche su http://servidimaria.net/sitoosm/it/testi-osm/documenti-osm/ss.pdf (ultima consultazione 3.7.2025).

[6] Dati ricavati da Atti del Capitolo Generale Città del Messico 2-25 ottobre 1995 - Acta OSM 208/61 (1995), pp. 9-11 e Atti del Capitolo Generale Ariccia 8-30 ottobre 2001 - Acta OSM Nova Series II/4b (2001), pp. 11-12. Manca ancora una documentazione diffusa sul Capitolo Generale 2019, del quale sono stati pubblicati solo le decisioni attuative.

[7] Benedizione Apostolica “Urbi et Orbi”, Primo saluto del santo Padre Leone XIV (8 maggio 2025) https://www.vatican.va/content/leo-xiv/it/messages/urbi/documents/20250508-prima-benedizione-urbietorbi.html (ultima consultazione 15.7.2025).

[8] Per una comprensione di tale fenomeno si rimanda alle considerazioni su economia e politica espresse da Naomi Klein in due suoi testi: N. KleinShock economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri, Milano, 2007 e Shock politics. L'incubo Trump e il futuro della democrazia, Milano 2017.

[9] Sulla tematica indichiamo S. Sassen, Espulsioni. Brutalità e complessità nell’economia globale. Bologna 2015.

[10] Sul tema una disamina globale, con ricadute sul lavoro in Italia, si trova in F. Coin, Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita, Torino 2023.

[11] Si propone in merito M. Lewis, Il Quinto rischio, Torino, 2019.

[12] Si rimanda a Byung-chul Han, La società della stanchezza, Milano 2020 e La società della trasparenza, Milano 2014.

[13] L’autore ne sviluppo il pensiero in Byung-chul Han, Contro la società dell’angoscia. Speranza e rivoluzione. Torino 2025 e Vita contemplativa o dell’inazione, Milano 2023.

[14] Particolare in proposito è l’esperienza della rivista Le Grand Continent nata nel 2019 da un gruppo di giovani giornalisti europei https://legrandcontinent.eu/it/ (ultima consultazione 3.7.2025).

[15] Si rimanda a C. Candiani, Questo immenso non sapere. Conversazioni con alberi, animali e il cuore umano. Torino 2021.

[16] Lettera Enciclica, Fratelli tutti del santo Padre Francesco sulla Fraternità e l’Amicizia sociale (3 ottobre 2020), https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20201003_enciclica-fratelli-tutti.html#_ftnref86 (ultima consultazione 15.7.2025).

[17] Presentazione dell’Agenda del Capitolo Generale 2025, Lettera 203/2025 (11.07.2025).

lunedì 9 giugno 2025

Primo sguardo - Presenza Laicale dei Servi di Maria (2025).

Presenza Laicale dei Servi di Maria. Un rinnovato proposito per vivere la consacrazione battesimale. Lettera del priore generale fra Gottfried M. Wolff alla Famiglia dei Servi e Serve di Maria al termine del 600° anniversario della bolla Sedis Apostolicae Providentia (1424), Roma (2025), 20 pp., 16 cm.

 


Con la lettera Presenza Laicale dei Servi di Maria offre una ideale chiusura dell’anno dedicato al ricordo del Sesto centenario della concessione della bolla Sedis Apostolicae Providentia di papa Martino V (16 marzo 1424) con la quale veniva ufficialmente istituito il Terz’Ordine dei Servi di Maria e concessa la Regola apposita. Scorrendone il testo, ne osserviamo alcuni particolari.

Tutte le ricorrenze in una certa qual misura offrono sempre la possibilità di una riflessione su ciò che si ricorda, e il priore generale lo riconosce in particolare per la presenza laicale nella Famiglia dei Servi definita come “preziosa e variegata realtà” (p. 4).

L’excursus storico che il priore generale offre, traccia alcuni preziosi riferimenti per il cammino “laicale” della Famiglia dei Servi. Al tempo stesso, lo riconduce all’esperienza dei Fondatori precedente alla loro scelta di consacrazione alla vita religiosa. Riferimento importante per ricostruire un cammino di fede che muove passi di ricerca all’interno di un contesto sociale e cittadino, laicale eppure intriso di devozione mariana, di preghiera e di attività. Utile, peraltro, il ricordo della possibilità di partecipazione ai beni spirituali dell’Ordine, elemento da non dimenticare anche nell’oggi (p. 6).

La “variegata” realtà della componente laicale della Famiglia dei Servi si può apprezzare nella strutturazione della Regola di Vita del 1424 – che poi costituirà in importante base per l’istituzione di vere e proprie comunità di consacrate – da cui derivarono due percorsi diversi di interpretazione: la costituzione di sodalizi del Terz’Ordine da un lato, il nascere di fraternità chiamate poi Societas habitus dall’altro. Non sfugge su queste ultime la constatazione che, chiamate a partire dal 1645 Confraternite dei Sette Dolori della beatissima Vergine, esse ebbero gran ruolo nell’affermazione dell’interesse dell’Ordine verso l’Addolorata (pp. 7-8).

Le soppressioni subite dall’Ordine dei Servi tra i secoli XVIII e XIX colpirono duramente anche la componente laicale, ma la sua ripresa costituì in qualche maniera e misura un ponte per la formazione di congregazioni femminili di vita attiva, talvolta guidate da giovani legate al Terz’Ordine o da sacerdoti appartenenti al sodalizio (p. 8). In questo punto, pensiamo sarebbe stato il caso – a titolo esemplificativo – di ricordare alcune figure presenti nel santorale OSM quali la beata Maria Maddalena Starace (1845-1921) fondatrice delle Compassioniste Serve di Maria e il beato Ferdinando M. Baccillieri (1821-1893) fondatore delle suore Serve di Maria di Galeazza. L’impegno di entrambi – come pure di altre figure parimenti importanti – infatti si svolge a partire dalla presenza nei sodalizi del Terz’Ordine, se non già alla fondazione degli stessi, per indicare come l’Ordine dei Servi vada a svilupparsi anche e soprattutto attraverso un tessuto laicale e sociale da conoscere, penetrare e comprendere.

Nell’oggi il priore generale scrive che l’Ordine Secolare dei Servi di Maria – nome più recente offerto in luogo dell’antico “Terz’Ordine” – “non può essere solo un movimento devozionale, ma deve costituire una scuola di spiritualità, dove si riceve ‘il sostegno per realizzare la speciale chiamata alla santità’ e insieme ci si educa a ‘collaborare alla costruzione di un mondo nuovo alla luce dei valori evangelici’” (p. 11). E viene offerto nuovamente l’esempio dei Sette Santi, ovvero un “comportamento” di vita nel tentativo di riflettere una “realtà non mondana, ma celeste, conforme al pensiero e alla volontà di Dio” (p. 12). Esempio che trova nei passaggi della Regola di Vita, in particolare al n. 13, un ulteriore eco, indicando una vita “semplice e di servizio, tutta orientata verso Dio”.

Sul finale della lettera si notano i principali punti di debolezza, e parimenti di lavoro e riflessione ulteriore. Il priore generale indica alla componente laicale della Famiglia dei Servi il tentativo di riflettere una “realtà non mondana, ma celeste, conforme al pensiero e alla volontà di Dio” (p. 12). Impegno importante, sul quale però, con un certo acume se riconosce la difficoltà di questo servizio, specie nel particolare contesto sociale in cui si vive: il priore generale sottolinea in particolare la difficoltà nella parola “coniugare”, ossia come trasferire un impianto – a volte spesso teorico e lontano – in una realtà concreta e vicina (p. 13). Ugualmente, una sottolineatura viene data al pericolo dell’attivismo che porta ad una snaturazione del singolo al punto che ci identifica “con quello che si fa, illudendosi di trovare in esso la propria identità e il senso della vita” (p. 13).

A questo punto entra in gioco necessariamente la stretta collaborazione e assistenza tra componenti della Famiglia dei Servi. Di fronte alle difficoltà dei laici Servi di Maria, diviene vitale allora l’invito alla Comunità religiosa di aprire i propri spazi e permettere “ad altri di partecipare alla sua liturgia, al suo lavoro, alla sua vita resa pienamente umana dall’amicizia fraterna che la anima!” (p. 13). Questo apre senz’altro ad una riflessione mai sufficientemente piena sulla collaborazione – non puramente di aiuto sul piano materiale – e di interazione – non solo a scopo didattico – tra le componenti della Famiglia dei Servi.

Altro aspetto vitale è il riconoscimento per il priore generale che “i laici portano la conoscenza diretta della realtà in cui vivono; così i religiosi sono aiutati a non essere estranei alle situazioni concrete, talora molto faticose della vita; comprendono meglio e partecipano all’insicurezza di quanti non riescono a soddisfare le esigenze del vivere quotidiano; ridimensionano l’importanza, spesso eccessiva, che si attribuisce a questioni della vita comune; rendono vera la liturgia, inserendovi il contenuto concreto delle attese e delle speranze dell’umanità; giungono finalmente a capire meglio il senso della Scrittura, letta e meditata ogni giorno” (p. 14). Questo passaggio appare leggibile sia dal lato della componente laicale che da quella religiosa dell’Ordine dei Servi di Maria. E al tempo stesso, ci permettiamo di indicare come questo costituisca una delle fratture principali – basata sull’incomprensione – tra componenti della Famiglia dei Servi.

Infatti, se da un lato, il mondo e la società attuale tende a creare affanno, disorientamento, attivismo senza posa, ricerca di risultato e prestigio, rumore e stordimento sensoriale, dall’altro le comunità religiose rischiano talvolta di rimanere al confine della porta conventuale, mutuando in maniera inefficace un messaggio all’umanità intera nella ripetizione di dinamiche approvate per consuetudine. Emergono inoltre, difficoltà tra le parti dovute non alla volontà di un cammino comune, ma in una ricerca di sopravanzamento continuo. Di conseguenza, emerge con maggiore necessità la ricerca di un piano di equilibrio e di confronto su un piano coerente.

Chiude la lettera un ringraziamento al Signore e alla Nostra Signora per la fecondità e la varietà della presenza laicale dell’Ordine dei Servi e una preghiera per la sua continuità (p. 15). Una lettera quindi da leggere e su cui offrire alcune riflessioni, anche più a lungo nel tempo.

La lettera è stata diramata alla Famiglia dei Servi anche in formato pdf, in traduzione plurilingue (Italiano, Francese, Inglese, Spagnolo, Portoghese).

In chiusura, qualche piccolo appunto di stile e di prodotto: pregevole il formato – di facile portatilità – e la pubblicazione; semmai forse troppo piccolo il carattere per la lettura; la foto interna della bolla Sedis Apostolicae Providentiae si perde del tutto nella scala di grigi, mentre risalta meglio nella quarta di copertina; qualche eventuale immagine avrebbe impreziosito di più il testo, come una breve frase o rimando si sarebbe potuto utilizzare sulle alette di copertina. Nel complesso però una piccola pubblicazione di pregio, tanto più necessaria a completamento di una ricorrenza importante della Famiglia dei Servi.


 fra Emanuele M. Cattarossi

albatrosm2013@gmail.com

 

 

giovedì 29 maggio 2025

Il beato Giacomo Filippo da Faenza [Schede di orientamento sul santorale OSM]

L’Ordine dei Servi di Maria nel giorno 30 maggio celebra la memoria liturgica del beato Giacomo Filippo da Faenza. Qui di seguito, si riportano alcuni dati essenziali per una conoscenza maggiore e anche per orientare eventuali nuove ricerche.

1. Beato Giacomo Filippo, lettera d'Incipit della Vita
Codice "Borghese" (circa 1483), Archivio Generale OSM 

Note sulla vita.

Tratti preziosi sul beato (vissuto a Faenza tra il 1454 e il 1483) li possediamo a partire da una Vita redatta da Niccolò Borghese – umanista senese, già autore di trascrizioni delle Legende di Filippo Benizi, Pellegrino Laziosi e dei beati senesi Gioacchino e Francesco – attorno al 1485. Tale testo, semplice e asciutto nella narrazione biografica del beato, si articola su tredici paragrafi e una lista di sessantadue miracoli, l’ultimo dei quali riguarda l’autore stesso. Una conferma di quanto descritto nella Vita si ritrova nei registri amministrativi del Convento di Faenza per gli anni 1475-1488 [1], oltre agli atti notarili dello stesso convento. Fanno poi seguito tre laudi in onore del beato scritte in dialetto romagnolo, che indicano il particolare eco di santità del frate. 
Nella Vita del Borghese, viene delineata la figura di un frate, chiamato dapprima Andrea e poi in religione Giacomo Filippo, morto in giovane età – appena ventinove anni – di vita particolarmente ascetica e austera, dedito al proprio ministero di presbitero. Giacomo Filippo si distingue per tratti di profonda obbedienza alle regole conventuali e liturgiche. La sua continua ricerca di comunione con Dio offre al tempo stesso atteggiamenti di mitezza e servizio, oltre ad una capacità di profonde e autentiche amicizie.

2.  Beato Giacomo Filippo, niello argenteo della Coperta
del Mare Magnum (Firenze, 1487)
 
Note sul culto.
Il culto del beato pare affermarsi immediatamente dopo la morte. Al paragrafo 11 della sua Vita si legge che “al propagarsi della notizia, il popolo di Faenza accorre in chiesa da ogni parte, contestando con alte grida la sua sepoltura” e aggiunge tra i paragrafi 10-12 alcuni prodigi avvenuti già durante il giorno della sua morte. La seguente lista di sessantadue miracoli certifica la presenza di un culto ben radicato.
Giacomo Filippo fu proclamato beato da papa Clemente XIII nel 1761, dopo che la S. Congregazione dei Riti ne aveva riconosciuto il culto ab immemorabili. L’anno seguente il consiglio Comunale di Faenza lo annoverò tra i santi protettori della città (14 luglio 1762).
Il corpo del beato lungamente conservato nella chiesa dei Servi di Faenza (di origine trecentesca), ne seguì anche le vicende di trasformazione settecentesca. Nel 1944, il passaggio del fronte e il minamento del campanile ad opera dei tedeschi in ritirata, videro la distruzione dell’abside della chiesa, con la conseguente chiusura al culto. Nella notte tra il 4 e il 5 marzo 1945, forse a opera di soldati alleati, le ossa del beato furono manomesse. Ricomposte in seguito a cura delle autorità diocesane, venne disposto il trasferimento presso la cattedrale di Faenza, presso l’altare di San Carlo Borromeo, dove tuttora si trovano [2].
L’Ordine dei Servi ne colloca una memoria liturgica al 30 maggio, mentre la diocesi di Faenza-Modigliana la fissa al 23 dello stesso mese come memoria facoltativa [3].
 
3. Beato Giacomo Filippo, tondo affrescato,
sagrestia della Chiesa di Santa Maria dei Servi in Orvieto
(inizi sec. XVI)

Note iconografiche.
L’iconografia del beato si sviluppa quasi nell’immediato dopo la sua morte. Si possono indicare due filoni di sviluppo.
Citiamo anzitutto una produzione “faentina”, ubicata per intero nella Chiesa dei Servi e poi traslati in seguito ai danneggiamenti subiti nel corso del secondo conflitto mondiale [4]. Si ricordano principalmente: l’affresco di Biagio d’Antonio da Firenze  realizzato attorno al 1483 (insieme a quello dedicato al ‘beato’ Enea Utili, venne strappato nel dopoguerra, restaurato e esposto presso la sala degli Affreschi del Museo Diocesano di Faenza); la pala d’altare raffigurante la Madonna in trono col Bambino, tra il beato Giacomo Filippo e s. Giovanni Evangelista, realizzata circa nel 1484 (attualmente esposta presso la Pinacoteca Comunale di Faenza); la tela di Gian Battista Bertucci il giovane che raffigura la Vergine in trono col Bambino, tra il beato Giacomo Filippo e santi (indicato presso l’episcopio faentino [5]).
In queste opere, pure a distanza di tempo si nota l’accentuazione di caratteristiche fisiche già riportate nella Vita del Borghese “di statura superiore alla media, era tanto magro che la pelle aderiva alle ossa: aveva viso sottile e allungato, naso piuttosto lungo, occhi infossati, collo eretto, dita affilate, impressionante il pallore” (n. 8).
Esiste poi una produzione nell’Ordine di raffigurazioni del beato. Tra queste in particolare citiamo la miniatura del codice quattrocentesco che ne contiene la Vita, attualmente conservato presso l’Archivio generale dell’Ordine a Roma. La lettera d’incipit, la I di Iacobus, raffigura su uno sfondo d’oro il beato in preghiera dinanzi al crocifisso, attraversato da un cartiglio con la scritta “Dominus illuminatio mea”, una citazione del Salmo 27(26) (Figura 1).
Citiamo poi uno dei nielli argentei della coperta con la quale i frati della SS. Annunziata di Firenze ornarono la bolla Mare Magnum, concessa da papa Innocenzo VIII all’Ordine il 27 maggio 1487. Il beato è riconoscibile da un cartiglio riportante il suo nome, con le mani sorregge un crocifisso (Figura 2). La presenza del beato nel gruppo degli otto beati e beati dell’Ordine raffigurati, offre una cifra dell’importanza da lui raggiunta nel santorale dei Servi.
Particolare poi è il tondo affrescato (inizio secolo XVI) nella sagrestia della Chiesa di Santa Maria dei Servi. Ad oggi piuttosto sbiadito e rovinato, l’affresco rappresenta il beato - riconoscibile dalla scritta sottostante Iacobus Philippus de Faventia - in preghiera davanti ad un crocifisso (non riconoscibile, ma individuato in fotografie passate), subito dietro il quale si intravede ancora una sorta di raffigurazione di una disciplina bianca (Figura 3).
Le circostanze dell’approvazione del culto nel 1761 diedero luogo ad una serie di incisioni a tema sul beato in particolare in ambito austriaco. Al dato attuale, la raffigurazione più standard appare quella del beato in abiti sacerdotali nel gesto di offrire il sacrificio eucaristico dinnanzi all’altare.
 
Per approfondimenti e ricerca.
Alcuni profili sul beato sono stati prodotti da Aristide M. Serra. Il primo appare come terzo volume nella collana Studia Historica Minora dal titolo A. M. Serra Il B. Giacomo Filippo da Faenza (1962). Ancora il Serra produce un profilo del beato nella Bibliotheca Sanctorum, vol. III (1963), cc. 118-120. In seguito, lo stesso Serra ripropose un testo più diffuso e accurato in A. M. Serra, Santorale Antico dei Servi della Provincia di Romagna (Bologna, 1967), pp. 69-104.  Un altro più profilo, più ridotto e con il nome di “Bertoni, Andrea”, è presente nel Dizionario Biografico degli Italiani, vol. IX (1969), a cura di Carlo Natali. Un ulteriore studio piuttosto elaborato è quello a cura di Pacifico M. Branchesi dal titolo P. M. Branchesi, Il beato Giacomo Filippo Bertoni da Faenza (1454-1483) in I Servi di Maria nell’età delle Riforme (Monte Senario, 1981), pp. 81-100. In ultimo, nuovamente il Serra offrì un nuovo profilo biografico e cultuale sul beato in un agile volumetto dal titolo Il beato Giacomo Filippo Bertoni da Faenza (1454-1483) dell’Ordine dei Servi di Maria nel 500° anniversario della sua morte (Bologna, 1983). Per la stessa occasione il Centro Studi O.S.M. di Bologna, pubblicò una serie di diciotto riproduzioni di stampe sul beato.
Il Proprio della Liturgia delle Ore dell’Ordine dei Servi di Maria riporta al 29 maggio, la liturgia propria del beato, offrendo tratti biografici direttamente dalla Vita del Borghese. Riguardo alle scelte applicate per la sua liturgia si rimanda alle annotazioni di Pedro Suarez su Studi Storici OSM 15, (1965) pp. 129-133 e a quelle di Ignazio Calabuig su Proprium Officiorum OSM 1, (1987), pp. 190-191.
Riguardo all’iconografia del beato si trovano indicazioni in A. Savioli, L’iconografia del beato Giacomo Filippo Bertoni da Faenza in Studi Storici OSM 9, (1959), pp. 64-74 (con 14 tavole di immagini) poi riprese anche nel testo sopracitato del Branchesi del 1981.
L’originale della Vita del Borghese, insieme ad altre trascrizioni umanistiche di beati dell’Ordine, è conservato presso l’Archivio Generale dei Servi di Maria a Roma. Il testo latino venne pubblicato su Monumenta OSM, vol. IV (1900-1901), pp. 63-81. Le traduzioni sono reperibili in A. M. Serra, Santorale Antico dei Servi… (1962), pp. 120-127 (testo latino e traduzione italiana a fronte, solo le parti della vita); Il beato Giacomo Filippo Bertoni da Faenza (1454-1483) … (1983), (traduzione della vita e dei miracoli nn. 1-6 e 62); Fonti Storico-Spirituali dell’Ordine dei Servi, vol. II (2002), pp. 477-482 (traduzione della vita e del miracolo n. 62).

fra Emanuele M. Cattarossi
albatrosm2013@gmail.com


[1] Libro dell’entrata e uscita del convento di Faenza dal 1475 al 1484, ms. presso la Biblioteca Comunale di Faenza, sez. Archivi delle Congregazioni Religiose, Padri Serviti, XXIV, n. 208.
[2] W. Ferretti, Stato attuale delle ss. Ossa del beato Giacomo Filippo Bertoni, in Studi Storici OSM 8 (1957-1958), pp. 171-173.
[4] Riguardo alla Chiesa dei Servi in Faenza, alle sue vicende storiche e allo stato attuale si rimanda a questo contributo http://www.historiafaentina.it/Monumenti/chiesa_servi.html [consultato 27.05.2025], anche presente in http://www.marcocavina.com/Architectonica/chiesa_gotica_dei_Servi/00_pag.htm [consultato 27.05.2025].
[5] Così indicato nella tavola VII di A. Savioli, L’iconografia del beato Giacomo Filippo Bertoni da Faenza in Studi Storici OSM 9 (1959), pp. 64-74.